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La ‘Cena al Buio’ alla
Casa del Pellegrino

Non solo una cena e non solo un ristorante. Ieri sera alla Casa del Pellegrino di Crema, adiacente alla Basilica di Santa Maria della Croce, si è svolto l’appuntamento mensile con la “Cena al Buio” proposto dalla sezione territoriale di Cremona dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.

Dal mese di settembre a maggio racconta Davide Cantoni, referente sport, cultura e tempo libero per UIC Cremona, in media una cinquantina di persone partecipano ad ogni evento, ed in tutto sono circa 500 le persone che vivono ogni anno l’esperienza della Cena al Buio, dal 2018 organizzata presso la Casa del Pellegrino, ed il cui ricavato è destinato al progetto “Mai più soli”.

Proprio di questo parla Davide Balestracci, presidente della Casa del Pellegrino: “Da sei anni è attivo questo progetto, nato nell’ambito della parrocchia e della Comunità Papa Giovanni XXIII, ed oggi lo scopo è quello di riuscire fare un servizio che potrebbe diventare lavorativo per i ragazzi. Attualmente abbiamo una sessantina di volontari, dei quali una quarantina sono ragazzi, che entrano da volontari, ma possono trovare anche un’occasione di lavoro.

Qui – aggiunge Balestracci – si usa la ristorazione per fare un servizio, per riscoprire il bello che c’è in ognuno di noi, un luogo aperto che si apre, però non un “parcheggio”. La parola chiave infatti è progettualità, che deve essere alla base di tutto a partire dalla scuola, e questo per tutti i ragazzi, da quelli con fragilità a quelli con disabilità.

A livello organizzativo sono attive due strutture, l’Associazione Casa del Pellegrino e la Cooperativa Lavorativa Luce orientata soprattutto verso l’aspetto occupazionale, quasi una sorta di camera di decompressione tra gli anni della scuola e il momento del lavoro, osserva Davide Balestracci, perché i due mondi si devono incontrare senza pregiudizi.

“Qui vogliamo creare una cultura diversa, per accompagnare il passaggio dall’io a un noi per i ragazzi, schiavi di se stessi e per i quali ogni relazione diventa un problema”. Questa mission passa anche attraverso l’evento che si è svolto ieri sera, perché da quando è partita la collaborazione con Davide Cantoni, sono poi sorte altre iniziative, come ad esempio il corso di ballo che coinvolge persone non vedenti.

“Sì, ci troviamo qui il lunedì sera in collaborazione con Armonia latina di Romano di Lombardia – dice Davide Cantoni – ballo io e altre due ragazze non vedenti, Matilde e Cristina, perché l’inclusione deve essere a 360 gradi. Ballare anche se non ci vediamo è possibile, lo facciamo assieme ad altre 25 persone che invece ci vedono”.

Quanto alla “Cena al Buio” di ieri sera, luce soffusa nell’area che precede l’ingresso nella sala che invece è completamente oscurata, perché racconta ai partecipanti Davide Cantoni, “non c’è la vista, ma partono gli altri sensi”. Il non vedere richiama all’altro, un altro con cui possiamo sentirci normali e attraverso quel bisogno di relazione ci si sente tutti uguali.

Provarlo significa mettersi nei panni dell’altro e avere fiducia: nel caso di ieri, fiducia nello stesso Davide Cantoni che si è occupato sia del servizio di sala, sia di guidare tutti gli intervenuti, perché la persona vedente, in quel contesto completamente oscurato, si trasforma in persona non più autonoma.

Da parte dei partecipanti è richiesto invece qualche piccolo accorgimento, quale ad esempio il mantenimento di un tono della voce più basso, proprio perché per sviluppare gli altri sensi, un tono di voce alto può essere fastidioso nel riconoscere gli spazi e facilitare i movimenti. “Siamo impegnati in tante altre iniziative – conclude Cantoni – dal rendere fruibili alle persone non vedenti alcuni appuntamenti al Teatro San Domenico, alla realizzazione di una coreografia fatta da noi, che presenteremo nel corso di una serata dedicata al ballo latino, proprio qui alla Casa del Pellegrino il prossimo 22 giugno”.

 

Ilario Grazioso

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