'Made in Italy' forzato al Munari:
il PD e i comunisti attaccano Tadi
A Crema continua a tenere banco, negli ultimi giorni, la vicenda dell’Istituto ‘Bruno Munari’, e la creazione forzata, voluta dal preside Pierluigi Tadi, della classe ad indirizzo ‘Made in Italy’, nonostante si fosse iscritto solamente un solo studente.
Una notizia che sta facendo discutere la comunità cremasca, e che si sta estendendo mediaticamente anche a livello nazionale. Infatti, sulla questione sono intervenuti la senatrice del PD Simona Malpezzi, e il consigliere regionale, dello stesso partito, Matteo Piloni: i quali ha ritenuto molto grave ed inaccettabile la forzatura del dirigente scolastico.
“La riforma è nata male e di corsa e non è un caso quindi che le famiglie abbiano liberamente scelto di non iscrivere i propri figli ad un percorso rispetto al quale non si conoscono neppure le indicazioni per gli anni successivi al biennio – spiega la senatrice – Per questo è inaccettabile che si proceda d’imperio senza rispettare la volontà dei ragazzi e delle loro famiglie che a Crema avevano scelto in larga maggioranza l’opzione ‘economico sociale’. Una vicenda che Malpezzi vuole portare avanti, tanto da annunciare un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.
“Il Liceo del Made in Italy ha registrato in tutta Italia solo 375 iscrizioni. In Lombardia le scuole che hanno dato la disponibilità ad avviare il corso sono dodici, di cui una in provincia di Cremona, il Munari di Crema, che ha registrato un solo iscritto – – dichiara Piloni, che rincara la dose – il professor Pierluigi Tadi ha deciso di far partire comunque la classe del Made in Italy. Come? Due le opzioni: o gli studenti che si sono iscritti all’indirizzo “economico sociale” scelgono volontariamente di cambiare il corso oppure saranno estratti a sorte i ventiquattro studenti necessari per poter iniziare l’indirizzo del Made in Italy. Molte famiglie, e con loro alcuni insegnanti, stanno già criticando questa volontà e anche questa volta non saranno lasciati soli nel farlo”.
A far da eco ai due rappresentanti politici del PD, ci ha pensato anche Rifondazione comunista, insieme ai Giovani Comunisti di Cremona. Attraverso un comunicato i membri di sinistra hanno rimarcato la gravità dell’imposizione voluta da Tadi.
“Esprimiamo solidarietà ai nuovi iscritti al Liceo Economico-sociale – sottolineano i comunisti cremonesi – Invitiamo loro e le famiglie a non accettare tale diktat che costituisce una vera e propria violazione della libertà di scelta del proprio indirizzo di studio con possibili ripercussioni sul futuro post-scolastico e dichiariamo fin da subito che appoggeremo ogni iniziativa che verrà messa in atto per evitare che tale follia si concretizzi”.