Politica

Piscina, Beretta chiede risposte
al Comune con un'interpellanza

“La mia impressione è che l’attuale gestore sia molto bravo oltre che solerte a concretizzare obiettivi che gli consentono di realizzare un’adeguata redditività. Non può essere diversamente, il business non può che farla da padrone. Solo che la piscina è e resta un immobile della città di Crema e l’orgoglio dei cremaschi”. Così Simone Beretta, consigliere comunale di Italia Viva, sulla questione piscina. Poi prosegue: “Noi che l’abbiamo realizzata con tanti sacrifici ci attendiamo che tutto sia in ordine e che gli impegni assunti con il comune per la gestione ordinaria e straordinaria siano mantenuti. Cosa che evidentemente fatica a trovare la giusta conclusione e questo non va per niente bene. Ci sono state promesse mai mantenute e comunque in notevole ritardo nella loro concretizzazione”.

“Una mancanza di autorevolezza istituzionale che purtroppo ha consentito ai privati di non adempiere ai patti sottoscritti – sottolinea Beretta – Se poi penso che il comune facendo, almeno in questo caso, lavori di efficientamento energetico con risorse finanziarie arrivate dalla regione Lombardia mi chiedo perché con altrettanta solerzia il privato non fa quello che avrebbe dovuto fare da tempo immemore. Non sempre le giustificazioni che vengono addotte rispetto ai ritardi in campo vanno “supinamente” accettate. Per spiegare cosa non va utilizzo delle domande”.

Arrivano infine degli interrogativi da parte del consigliere: “Di quanto concordato e sottoscritto cosa resta da fare? Nero su bianco per filo e per segno e senza omissis. La vergogna triennale dell’ascensore quando troverà una soluzione definitiva? Ritenete accettabile ed apprezzabile che non siate in grado di mettere fine a questa insensibilità verso i disabili? Come intendete procedere per rivedere il contratto in essere a nostro favore dopo che attraverso l’efficientamento energetico i costi per il gestore caleranno? Che soluzione immaginate per ridare un senso allo scopo anche socializzante delle società che hanno dovuto andare altrove perché non erano e non sarebbero in grado di reggere l’aumento dei costi imposti dalla Sorus?”.

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