Cronaca

Usura e botte al barista,
assolto uno degli imputati

Il tribunale di Cremona

E’ finito con un’assoluzione un processo per usura ed estorsione, a carico di Gianluca, difeso dall’avvocato Gianmaria Fusetti di Milano, imputato insieme ad un altro soggetto, Alex, che a suo tempo aveva patteggiato (LEGGI QUI L’ARTICOLO). Un risultato inaspettato, considerando che il pm aveva chiesto una pena di sei anni e sei mesi di reclusione.

La vicenda. I fatti risalgono al periodo 2019-2020. Secondo l’accusa, Alex avrebbe prestato dei soldi alla presunta vittima, Dario: “L’accordo prevedeva un finanziamento di 4000 euro con la restituzione di 5000 euro, quindi con mille euro di interessi, entro 3 settimane”, per l’apertura di un bar. Successivamente il debito sarebbe arrivato a 5.500 euro.

Dario non era riuscito ad onorare il debito, e così Gianluca avrebbe cominciato a telefonargli per chiedergli la restituzione del denaro; telefonate costellate da minacce e culminate poi in violenza fisica. Agli atti vi erano infatti anche un paio di episodi di pestaggio, il cui apice era stato il 5 gennaio, quando Dario si era presentato in ospedale con il volto tumefatto, raccontando la sua versione della storia. Una deposizione che si era rivelata tuttavia lacunosa e incompleta.

A quanto si legge nelle motivazioni della sentenza, a far decidere il giudice per l’assoluzione sono stati sostanzialmente due fattori: innanzitutto, la convinzione che la ricostruzione fornita dalla vittima fosse “sfornita di qualsiasi riscontro”, al contrario di quella dell’imputato, “che ha ricevuto conferme tanto da un teste dell’accusa tanto da uno della difesa” si legge nelle motivazioni. Secondo questa versione, Dario avrebbe cercato non un finanziamento, ma qualcuno che entrasse con lui in società, acquistando il 30% delle quote. A fronte del versamento della cifra, tuttavia, non era seguita la stipula del relativo contratto davanti ad un notaio.

Per tale motivo, la condotta minacciosa e violenta “non può essre qualificata come estorsione, mancando il fondamentale requisito oggettivo dell’ingiustizia del progetto conseguito”. Sarebbe piuttosto ipotizzabile un altro tipo di reato, ossia “l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone”, per il quale però non c’è la querela.

La seconda considerazione del giudice, relativamente al reato di lesioni gravi, è la nuova legge Cartabia a venire in soccorso dell’imputato. Secondo la modifica normativa, infatti, tale reato diventa procedibile per querela di parte anche per lesioni comportanti malattia superiore ai 20 giorni ma inferiore ai 40. Essendo stata la prognosi di Dario di 30 giorni e non essendoci una querela relativa, per il giudice “deve ritenersi erroneo il richiamo all’ipotesi aggravata di lesioni”. In questo caso viene quindi dichiarata “l’improcedibilità del reato”.

Laura Bosio

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