Economia

Indagine congiunturale,
il territorio rallenta, ma tiene

Gian Domenico Auricchio, Commissario Straodinario della Camera di Commercio di Cremona: "Le imprese industriali della nostra provincia presentano una situazione migliore della media regionale. Siamo ad un punto di svolta"

L’indagine congiunturale, condotta da Unioncamere Lombardia, che coinvolge ogni trimestre due campioni distinti di aziende manifatturiere industriali e artigiane ha interessato, nel terzo trimestre 2023 per la provincia di Cremona, complessivamente 139 imprese appartenenti a tutte le principali attività del comparto manifatturiero, suddivise in 68 imprese industriali e 71 artigiane.

“Pur evidenziando un rallentamento della produzione rispetto al trimestre precedente le imprese industriali della nostra provincia presentano nel terzo trimestre 2023 una situazione migliore della media regionale- sostiene Gian Domenico Auricchio, Commissario Straodinario della Camera di Commercio di Cremona – Anche la situazione occupazionale non presenta squilibri preoccupanti. Mi sembra quindi che siamo ad un punto di svolta, che potrebbe evolvere positivamente, nell’attuale situazione di stagnazione del commercio mondiale, solo grazie a misure di sostegno della domanda interna sia delle famiglie che delle imprese”.

Auricchio quindi aggiunge: “L’auspicio è che venga concluso, come ha sostenuto recentemente Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, entro la fine dell’anno il negoziato, tra Governo e Commissione europea, sulla rimodulazione degli obiettivi del PNRR. Non dobbiamo dimenticare che, anche grazie al capitolo RePowerEU, il PNRR assicura una dotazione finanziaria adeguata a stimolare gli investimenti. Si tratta di una grande opportunità, che non possiamo fallire per tornare a crescere a tassi adeguati e per affrontare le sfide, e le opportunità, legate alla doppia transizione digitale ed energetica”

L’indagine del terzo trimestre 2023 rileva una situazione del comparto manifatturiero provinciale in rallentamento. L’industria segna un dato congiunturale della produzione debolmente negativo (-0,4%) a cui si contrappone l’artigianato che, dopo la flessione dello scorso trimestre (-0,3%), ora cresce dell’1%. Il fatturato recupera sul trimestre precedente per l’industria (+0,4%) mentre è stazionario a livello tendenziale. Il fatturato del comparto artigiano registra invece un incremento in entrambi i confronti temporali (+0,9% congiunturale e +2,2% tendenziale).

Forte incertezza dagli ordini per l’industria, che registrano deboli contrazioni congiunturali (-0,1% dall’interno -0,7% dall’estero) mentre il dato tendenziale rimane in territorio positivo, con gli ordini interni in crescita del 1,6% e gli esteri del 2,5%. All’opposto gli ordini dell’artigianato registrano una ripresa congiunturale (+0,5%) che però non riesce portare in positivo il confronto con lo stesso trimestre dell’anno precedente (-0,7%).

Il mercato del lavoro per il settore industriale cremonese mantiene il livello raggiunto lo scorso trimestre (0% congiunturale) e segnando un piccolo incremento tendenziale (+0,5%), mentre nell’artigianato si registra un calo congiunturale dello 0,6% e tendenziale del 3,5%. Resta contenuto, e in calo, il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni delle imprese industriali intervistate con solo l’1,5% del totale che ha dichiarato di avervi fatto ricorso. Percentuale più alta per l’artigianato (5,6%), ma anche in questo caso in calo e con la quota sul monte ore trimestrale molto contenuta (0,1%).

Secondo i dati INPS le ore autorizzate di CIG sono in calo dopo il massimo di oltre un milione di ore autorizzate nello scorso trimestre, fermandosi a 387 mila.
Considerando il dato complessivo cumulato nel periodo gennaio-settembre 2023, le ore autorizzate sono state poco meno di 1,7 milioni più del doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (673 mila).

Sul versante dei prezzi si registrano i primi segnali di raffreddamento, almeno per l’industria, con lievi contrazioni congiunturali sia dei prezzi delle materie prime (-0,3%) sia dei prodotti finiti (-0,2%). Le imprese artigiane, invece, segnalano ancora incrementi congiunturali dei prezzi per entrambe le componenti: +2,7% i prezzi delle materie prime e +1,4% quelli dei prodotti finiti, ma sempre più contenuti.

Variazioni percentuali sul trimestre precedente (congiunturale), sullo stesso trimestre dell’anno precedente (tendenziale) e crescita media annua 2022.

Il confronto con la Lombardia e l’Italia dell’indice della produzione industriale evidenzia come i tempi di diffusione delle varie fasi dell’andamento economico siano differenti sia livello territoriale che settoriale-dimensionale. Se per l’industria sia il dato regionale (-0,7%) che quello provinciale (-0,4%) sono allineati mostrando un trend decrescente a partire dallo scorso trimestre, il dato nazionale ha anticipato questa fase ma ora si presenta sostanzialmente stazionario (-0,1%). Per quanto riguarda invece il settore artigiano, in provincia di Cremona si registra una ripresa congiunturale sensibile (+1,0%) dopo il rallentamento dello scorso trimestre, mentre per il dato regionale l’incremento congiunturale è poco significativo (+0,2%).

A livello nazionale la produzione industriale chiude il 3° trimestre con una variazione congiunturale nulla e gli indicatori qualitativi di ottobre sono caratterizzati da segnali di rallentamento, in particolare per le attese sulla situazione economica. I segnali positivi derivanti da un rallentamento dell’inflazione non sono sufficienti ad invertire il segno degli indicatori, in quanto ancora di entità insufficiente. Inoltre permane il caro-tassi che influisce negativamente sulle decisioni di investimento delle imprese e sui consumi delle famiglie.

Il 53% delle imprese registra ancora incrementi produttivi, stabili rispetto al trimestre precedete (erano il 54%). Per contro aumenta sensibilmente la quota di imprese che registra contrazioni dei livelli (ora al 41% dal precedente 34%) a discapito di chi non prevede variazioni che ora si dimezzano dal 12% al 6%. Per gli artigiani, invece, sono le indicazioni di stabilità ad aumentare significativamente arrivando al 25% con ancora una prevalenza delle imprese in crescita (43%), anche se non sono la maggioranza come per l’industria, rispetto a quelle in contrazione (31%).

Come conseguenza del mix dei risultati raggiunti nel terzo trimestre, dell’intonazione negativa della fase economica e del possibile incremento stagionale dell’attività caratteristico del 4° trimestre dell’anno le aspettative degli imprenditori industriali denotano grande incertezza.

Per la produzione, a fronte di un saldo nullo, si registra un forte incremento delle attese di stabilità che arrivano al 63% degli intervistati. Per la domanda interna prevalgono gli ottimisti, ma si accentua la polarizzazione con la quota di chi prevede stabilità che scende al 46% (era il 62%). Anche per il fatturato a fronte di un saldo debolmente positivo si registra una diminuzione delle attese di stabilità.

Il pessimismo è invece diffuso nell’artigianato, con saldi negativi in peggioramento per tutte le variabili. Resta elevata la quota di artigiani che non si attendono variazioni dei livelli, dal 52% per la domanda interna al massimo dell’85% per l’occupazione.

Le variazioni tendenziali riscontrate a livello provinciale confermano la diffusione territoriale della fase negativa. Solo le provincie di Monza e Brianza (+1,1%) e Milano (+0,1%) si posizionano ancora nel quadrante positivo. Tutte le altre provincie registrano contrazioni tendenziali della produzione industriale con Cremona a chiudere le fila con la contrazione più contenuta (-0,2%).

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