Cronaca

All’Arci San Bernardino
si parla di comunicazione politica

Un’occasione per parlare di com’è cambiata la politica, ma anche il Paese e la società attraverso la comunicazione politica rappresentata dai manifesti: questo il focus della serata di ieri all’Arci di San Bernardino, dove si è svolta la presentazione del volume I Manifesti Politici, storie e immagini dell’Italia Repubblicana, edito da Carocci e scritto da Edoardo Novelli, docente ordinario di Comunicazione Politica, Sociologia dei Media e Sistemi dell’Informazione e del Giornalismo, presso l’Università degli Studi Roma Tre, nonché responsabile dell’Archivio degli spot politici italiani (www.archivispotpolitici.it), principale archivio on line italiano dedicato alla conservazione e allo studio dei video politico-elettorali prodotti in Italia dagli anni settanta ad oggi. La serata organizzata oltre che da Arci San Bernardino, da Cgil Cremona, Delegazione provinciale Anpi, Centro Ricerca Alfredo Galmozzi ha visto anche la partecipazione del prof. Paolo Barcella, docente di storia contemporanea all’Università di Bergamo, per il quale il libro del collega è interessante non solo per il contenuto, ma anche per il lavoro di selezione delle immagini, oltre cento, che ripercorrono la storia italiana documentandone l’evoluzione e le stagioni della comunicazione politica, dell’iconografia e della grafica politica italiana dal 1945 ad oggi, come ha anche sottolineato Paolo Balzari nella breve introduzione.

Scorrendo alcune delle immagini presenti nel volume, Edoardo Novelli specifica come i manifesti ed il comizio, nel secondo dopoguerra hanno rappresentato strumenti per fare proselitismo, occupare gli spazi cittadini ricolorando gli ambienti e, dal 1945 in poi, quando i partiti tornano alla vita politica, si pongono al centro di nuovi linguaggi visivi. Per la prima volta il voto delle donne pone infatti il tema di nuovi linguaggi da utilizzare al fine di rivolgere l’attenzione verso le elettrici poco politicizzate, alle quali parlare con immagini forti, efficaci, ma anche non connotate politicamente: “A seconda delle immagini, quando si vedeva il manifesto da lontano, da come era disegnato e dallo stile si capiva già qual era il partito di riferimento – sottolinea l’autore – oggi c’è la faccia del politico ed una parola, per cui si possono anche alternare. Prima c’era un vocabolario iconografico chiaro che attingeva alle ideologie e alle storie politiche”, osserva l’autore descrivendo l’omologazione che connota il modo di fare comunicazione politica oggi, che con l’arrivo dei social è completamente stravolta, nei modi, nei messaggi, nei tempi.

Tra le immagini sulle quali si è soffermata l’attenzione dell’autore, alcune sono state raggruppate, come ad esempio quelle che riguardavano proprio la donna, lavoratrice, operaia, madre, ma anche il tema dell’appartenenza e della paura interessa un certo tipo di comunicazione politica. Dagli anni settanta in poi, emerge dalla chiacchierata tra i due docenti universitari, arrivano nuovi soggetti e nuovi protagonisti, movimenti studenteschi, collettivi, comitati, che si ispirano a immaginari diversi e cambiano le grafiche, fino agli anni più recenti, dove la comunicazione televisiva diventa prevalente, considerando anche il fenomeno comunicativo della Lega, partito di massa, popolare, con una comunicazione, che “in parte ripropone una rozzezza grafica ed una radicalità del messaggio”, che tra gli anni ottanta e novanta funziona. Dagli anni novanta in poi, tendenzialmente cambia ancora la comunicazione politica, perché cambia la politica, che diventa più orientata al leader, con registri pubblicitari, più che da comunicazione politica com’era stata fino agli anni ottanta, con le foto dei leader in primo piano, quasi “a voler recuperare sul piano personale, quello che la politica ed i partiti stavano perdendo o hanno perso sul piano ideale” conclude Novelli.

Ilario Grazioso

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