Convitto Scuola Casearia Pandino
Baragetti va in pensione
Ieri l’avvio del nuovo anno scolastico, con le solite problematiche in ordine a nomine a tempo determinato, ansie, attese, algoritmi, reclami.
Ma un nuovo anno scolastico porta con sé anche il sentimento di chi, dopo una vita passata a scuola inizia un nuovo percorso, una nuova stagione della vita avendo completato quella lavorativa.
E’ così che scorrendo le pagine del libro celebrativo pubblicato qualche anno fa, incontriamo Roberto Baragetti, che da ieri è ufficialmente in pensione, dopo aver trascorso circa 44 anni all’interno del Convitto annesso alla Scuola Casearia di Pandino, ricoprendo la carica di direttore dal 2002.
Con Baragetti si chiude un’epoca al Convitto della Casearia: un percorso lavorativo iniziato da giovanissimo con le supplenze da educatore e la contemporanea frequenza universitaria, quando la sede del convitto era allocata all’interno del Castello Visconteo e la scuola non era ancora annessa allo Stanga di Cremona, ma sede dell’allora Istituto Professionale per l’Agricoltura che aveva le altre sedi a Crema, Cremona e anche Casalmaggiore
Tantissime le storie di ragazzi e ragazze transitati da Pandino che però Baragetti custodisce nel cassetto dei ricordi, “non ne voglio indicare nessuna in particolare – ci dice – perché farei torto a tanti e perché tutti ti rimangono nel cuore.
Il mio lavoro è quello di educare, nel senso etimologico del termine – aggiunge l’ormai ex direttore – perché educare, significa tirar fuori il meglio dagli studenti, fino ad arrivare poi da quel rapporto prima sbilanciato docente-studente, a quello che poi crescendo si trasforma in amicizia”.
Ripercorrendo con emozione i tanti lustri passati tra le stanze del Castello prima e, dal settembre 2011, in quelle della nuova sede di via Bovis, definitivamente monca dello spazio riservato alle cucine, Baragetti ricorda l’arrivo anche delle studentesse nei primi anni duemila, ed anche l’apertura ai semiconvittori, quei ragazzi cioè che non si fermano anche a dormire, ma rientrano nelle loro abitazioni nel tardo pomeriggio, dopo il pranzo e le attività di studio e socializzazione.
“Lascio una situazione economicamente florida – rivendica con orgoglio Baragetti – la quota pagata da convittori e semiconvittori è altamente concorrenziale, c’è stata in tutti questi anni una gestione oculata di tutti i servizi forniti, dalla cucina alla lavanderia, oltre alle attività ludiche, all’aiuto allo studio, al supporto dei ragazzi con disabilità che abbiamo avuto anche qui in convitto”.
A Pandino per frequentare la Scuola Casearia dagli anni cinquanta del secolo scorso ad oggi, si sono succeduti giovani provenienti dall’Italia e dall’estero, che nel convitto hanno trovato un approdo sicuro: “Qui ragazzi e ragazze da tutta Italia, dalle Valle d’Aosta alla Sicilia, dalla Sardegna alla Puglia, dal Trentino alla Campania e poi dall’estero – ricorda Baragetti – dalla Thailandia, ad una ragazza originaria di Nazareth, dall’Iraq al Brasile, all’Ecuador”.
E i ragazzi – chiediamo – come sono cambiati, se sono cambiati?
“Questo è un lavoro che ti spinge sempre a metterti in gioco, mi ha cambiato in positivo, perché più attento ai rapporti umani, per questo – osserva Baragetti – i ragazzi nel loro animo sono gli stessi di 20, 30 o 40 anni fa. Vogliono crescere. Certo è cambiato il contesto, ma hanno bisogno delle figure di riferimento cui affidarsi”.
Maestro ed educatore, come ha sempre amato identificarsi, Baragetti che ringrazia tutto il personale che è stato al suo fianco in questi lunghi anni, dai colleghi educatori, al personale ausiliario, di cucina, lavanderia, i collaboratori scolastici ed ovviamente il personale docente della scuola, saluta con un messaggio: “L’augurio che faccio al Convitto di Pandino è quello di continuare su questa linea, diventare sempre più un tutt’uno con la scuola, consapevole di potersi proporre come l’unica scuola college della provincia di Cremona, continuando a far sì che i ragazzini che entrano a 13 anni, quando escono li troviamo maturi, pronti per affrontare un mondo complesso come quello di oggi”.
Ilario Grazioso