Cronaca

Toponomastica al femminile: a Crema
3 nuove strade inititolate a donne

Prosegue il progetto di toponomastica femminile iniziato in modo significativo nel corso del secondo mandato dell’Amministrazione Bonaldi, durante il quale 21 luoghi di Crema (vie, parchi, ciclopedonali) sono stati intitolati a donne. In continuità con quanto già realizzato, l’Amministrazione comunale di Crema ha aderito alla campagna nazionale “8 marzo: tre donne, tre strade” promossa dall’Associazione Toponomastica Femminile che mira a modificare l’immaginario collettivo, promuovendo un maggiore riconoscimento dell’operato delle donne e valorizzando i loro importanti contributi spesso oscurati dalla storia.

Consapevole dell’importanza di intervenire anche sui simboli per dare valore e visibilità pubblica all’agito femminile, la Giunta, con deliberazione del 24 luglio scorso, ha intitolato tre aree di circolazione a tre figure femminili significative, una di rilevanza locale, una di rilevanza nazionale e una di rilevanza straniera come richiesto dalla campagna.

“L’Amministrazione comunale – dichiara Emanuela Nichetti, Assessora alle Pari Opportunità – ha accolto con entusiasmo questa proposta, che si inserisce nel progetto di Toponomastica femminile perseguito in modo massiccio negli ultimi anni. Intitolare a donne luoghi della città è infatti uno strumento fondamentale per influenzare positivamente la percezione della società riguardo al ruolo delle donne nella nostra storia e nella nostra comunità. Prova ne è, per esempio, il fatto che, dopo l’intitolazione di 18 luoghi di Crema a donne nel dicembre 2021, due classi, allora seconde, della Scuola Media Vailati con le loro insegnanti, Daniela Marchesetti e Greta Mariani, abbiano svolto uno studio sulle suddette intitolazioni che ha portato a una produzione multimediale ora fruibile in quei luoghi grazie ai QR Code appositamente collocati sui cartelli. L’iniziativa “8 marzo: tre donne, tre strade” ci ha consentito di dare il giusto risalto a tre figure femminili che hanno fornito un contributo significativo a livello locale, nazionale e internazionale”.

LE TRE NUOVE INTITOLAZIONI

– “Via Enrica Gandolfi” ( inizio da Via Virginio Pagliari intersezione Via Beato Antonio Rosmini, termine Via Carlo Rossignoli n. 45)

Rilevanza locale: Enrica Gandolfi (1926 – 2003) Partigiana cremasca

La giovane, appena 18enne, con il nome di battaglia “Anita”, per raggiungere suo marito, partigiano in montagna, lasciò il figlio di pochi mesi e si unì alla lotta contro gli invasori nazisti. Affidato il bambino ai nonni, divenne staffetta partigiana sui monti sopra Stresa. Non riuscì però a unirsi a Francesco: si ritrovarono solo dopo il 25 aprile del 1945 a Crema.

– “Via Alfonsina Morini Strada” ( inizio da Via Mirandola 1 A e termine alla palata del Fiume Serio)

Rilevanza nazionale: Alfonsina Morini Strada (1891 – 1959) Pioniera del ciclismo femminile su strada

Alfonsina Morini nacque in una famiglia di contadini. Nei paesi in cui sfrecciava con la sua bicicletta venne soprannominata “il diavolo in gonnella”. Prima e unica donna ad aver partecipato al Giro d’Italia nel 1924, è stata la pioniera del ciclismo femminile su strada. Ha saputo sfidare molti uomini, sconfiggerne alcuni e soprattutto opporsi al sistema. Nonostante fosse appoggiata da diversi suoi colleghi tra cui Girardengo, le fu successivamente negata la possibilità di partecipare al Giro. Continuò comunque ad essere protagonista in numerose altre competizioni: da “diavolo in gonnella” nel tempo conquistò il soprannome di “regina della pedivella” e a Longchamp, nel 1938, conquistò il record femminile dell’ora (35,28 km).

– “Percorso Ciplopedonale Dian Fossey” (inizio da Via Mirandola e termine in Via Ricengo int. Via Gabriele Cantoni)

Rilevanza internazionale: Dian Fossey (1932 – 1985) Zoologa statunitense

Dian Fossey, passata alla storia come la “signora dei gorilla”, dedicò tutta la sua vita allo studio dei gorilla di montagna e alla tutela dei loro diritti in Zaire e poi in Ruanda. Scoprì nel dettaglio le abitudini di vita di questi animali e arrivò a conoscere uno per uno tutti i gorilla della zona, stringendo con loro un legame molto profondo. Dedicò tutte le sue energie alla lotta ai bracconieri e anche alle organizzazioni internazionali che puntavano ad eliminare i gorilla per aumentare il turismo nelle aree selvagge. Se in quella zona esistono ancora gorilla di montagna, divenuti oggi specie tutelata, è grazie a Dian e alla sua lotta tenace a causa della quale fu assassinata nel dicembre del 1985 nella sua capanna con un panga, arnese locale utilizzato dai bracconieri proprio per uccidere i gorilla.

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