Cronaca

Delitto Gozzini: Gottardelli sarà
sottoposto a perizia psichiatrica

Gottardelli al termine della scorsa udienza a colloquio con i suoi legali prima di rientrare in carcere

Seconda udienza del processo in Corte d’Assise a Cremona contro Domenico Gottardelli, il 79enne idraulico di Covo, in provincia di Bergamo, che lo scorso 14 settembre aveva ucciso con un colpo di fucile l’amico di una vita Fausto Gozzini, 61 anni, nell’ufficio della sua azienda di Casale Cremasco, la Classe A Energy di via Camisano. Al termine della scorsa udienza i giudici avevano disposto di sottoporre l’imputato ad una perizia psichiatrica e oggi hanno conferito l’incarico agli psichiatri di Brescia Giacomo Filippini e Sergio Monchieri. Saranno loro a valutare la sua capacità di intendere e di volere, la sua pericolosità sociale e la compatibilità, viste anche varie problematiche di salute, con il regime carcerario. I due periti della Corte avranno tempo fino al 12 settembre per depositare i risultati del loro lavoro. Le operazioni inizieranno in carcere il 7 luglio alle 10. Anche le parti civili hanno nominato il consulente di parte: si tratta dello psichiatra Massimo Biza di Bergamo. La prossima udienza del processo è stata aggiornata al 19 settembre per sentire l’analisi dei periti e per le conclusioni delle parti.

Gottardelli è cardiopatico e circa vent’anni fa era stato sottoposto a trapianto di fegato. Per gli esperti nominati dalla difesa, lo psichiatra Marco Frongillo e la psicologa Moira Liberatore, entrambi di Milano, lo stato di salute dell’imputato, che soffre anche di un disturbo neurocognitivo vascolare lieve, è incompatibile con il carcere. Il suo disturbo, comunque, non compromette la sua capacità di intendere e di volere. Gli esperti avevano parlato di “ritrovata serenità” dell’imputato dopo aver commesso l’omicidio, di un certo “sollievo” percepito dopo aver passato cinque anni ad avere pensieri ossessivi sul furto dei suoi soldi e sulla presunta relazione tra l’amico e la cameriera.

L’uomo ha sempre sostenuto di aver ucciso l’amico perchè lo riteneva colpevole di essersi appropriato del suo denaro contante, circa 340.000 euro, soldi ricavati dalla vendita di una casa al lago e custoditi nel garage della sua abitazione. E lo avrebbe fatto con la complicità della domestica di Gottardelli, nonchè presunta amante di Gozzini.

A sinistra la vittima, a destra il suo omicida

Il 79enne, reo confesso, deve rispondere di omicidio premeditato. “Sì, ho sparato io”, aveva detto in udienza lo scorso 13 giugno. “Chiedo scusa alla famiglia, ma non ce la facevo più. Sono scoppiato”.

La mattina del delitto aveva preso il fucile calibro 12 Beretta che deteneva illegalmente da 20 anni nel garage della sua abitazione (l’arma era di un amico e l’aveva portata via durante un trasloco), aveva preso la macchina e aveva raggiunto la vittima nella sua azienda. Due i colpi di fucile esplosi: uno era andato a vuoto, mentre l’altro, a distanza ravvicinata, aveva raggiunto Gozzini all’addome, uccidendolo.

Nel corso della prima udienza, però, era spuntato un altro possibile movente del delitto: Gottardelli avrebbe ucciso Gozzini perchè la vittima non voleva più prestargli la sua casa in Tunisia, dove l’imputato soggiornava per diversi mesi all’anno. In quell’abitazione, secondo due testimoni, e cioè il factotum tunisino di Gozzini che si occupava della casa in sua assenza, e Luigi, il vicino di casa italiano, ci sarebbe stato “un andirivieni di giovani minorenni”. Una situazione che, a detta del factotum tunisino, sarebbe stata la causa dei guai di Gottardelli con la giustizia tunisina. Gozzini aveva quindi deciso di non prestare più la casa all’amico, senza dargli spiegazioni sulla vera ragione della sua decisione. Accuse che l’imputato ha respinto con forza. “In Tunisia ho avuto relazioni sia con maschi sia con femmine”, ha detto, “ma non minorenni mai. Se fai una cosa del genere in Tunisia ti arrestano e non sai più quando esci”.

Gottardelli è assistito dagli avvocati Santo Maugeri, di Cremona, e da Pietro Meazza, di Lodi, mentre le parti civili, Marcello e Marco Gozzini, i due figli della vittima, sono rappresentate dai legali Emilio Gueli e Alessandro Pasta, del Foro di Bergamo.

Sara Pizzorni

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