Omicidio Senatore, nel video
le scene prima del delitto
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Sarà processato con il rito abbreviato, Mauro Mutigli, 39 anni, l’operaio di Castelleone accusato del delitto di Giovanni Senatore, il 40enne assassinato davanti al bar Meteora la sera del 10 agosto dell’anno scorso in paese al culmine di una lite. Oggi davanti al gup si sono costituite le parti civili: i genitori di Senatore, papà Francesco e mamma Emilia, le due sorelle Sonia e Barbara e il fratello Gaetano, tutti rappresentati dall’avvocato Mario Tacchinardi. L’imputato, difeso dagli avvocati Consuelo Beber e Marco Soldi, deve anche rispondere del tentato omicidio di Alessandro Ferrari, l’amico di Senatore che nel tentativo di prendere le parti della vittima era finito in ospedale con quattro coltellate. Ferrari si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Michela Sinelli. Il prossimo 2 ottobre sono previste le conclusioni.
Per l’omicidio di Senatore, a Mutigli è stata aggiunta l’accusa del porto d’arma, un coltello da cucina di ceramica con una lama lunga 18 centimetri, mentre non è più contestata l’aggravante dei futili motivi. Agli atti, c’è un video che testimonia che era stato Senatore il primo a provocare e a menare le mani, scatenando la reazione di Mutigli, che si era allontanato, era uscito a prendere il coltello custodito nel suo monopattino elettrico per poi sferrare i colpi al rivale.
Nel video si vede Mutigli al banco del bar che ordina da bere. Ad un certo punto, alle spalle dell’imputato, entrano Senatore, la sua compagna e l’amico Ferrari. Si vede poi quest’ultimo indicare l’imputato a Senatore, che improvvisamente comincia a dare dei ceffoni a Mutigli da dietro. A quel punto tutti escono dal locale e la colluttazione si svolge all’esterno. Poco si vede dai video esterni, mentre altre immagini riprendono Ferrari che rientra, chiede una bottiglia d’acqua al barista e gli dice: “Uomo avvisato, mezzo salvato”. Un’altra ripresa delle telecamere, successiva alle coltellate, riprende Senatore ferito, seduto fuori sotto i portici mentre beve dell’acqua. Morirà poco dopo per shock emorragico dopo sette coltellate, di cui una mortale.
Perchè una lite così violenta tra due uomini che si conoscevano? Per la difesa, figura chiave sarebbe quella di Alessandro Ferrari. I motivi del contendere, infatti, non sarebbero stati tra Mutigli e Senatore, ma tra Mutigli e Ferrari, con il quale ci sarebbero stati sentimenti di astio. Lo si evince dalle analisi dei telefonini da cui emerge che Mutigli non voleva che Ferrari, che frequentava la sua ex compagna, vedesse i suoi figli. Mutigli e Senatore, al contrario, non si erano mai messaggiati, nè parlati al telefono. Esiste solo una telefonata persa, il 7 agosto, fatta da Senatore a Mutigli. Ci sono poi messaggi inviati a ridosso del giorno dell’omicidio in cui il presunto omicida parla con un amico e gli dice di aver ricevuto minacce da parte di Senatore, che gli intima di andarsene da Castelleone.
“In carcere, Mutigli sta lavorando su se stesso e ha preso coscienza di quanto accaduto”, hanno detto i due legali della difesa. “Non voleva uccidere nessuno, anche se si aspettava, prima o poi, di trovarsi in una situazione del genere”. A detta della difesa, l’imputato sarebbe stato controllato e minacciato.
“Rabbia e tristezza” sono invece i sentimenti espressi da Sonia e Barbara Senatore, le sorelle della vittima, oggi presenti in udienza. “Emozioni che non si sanno nemmeno descrivere”. “Nel 2018 era stato mio fratello a dipingermi la casa e da quel momento non ho più voluto toccare nulla”, ha raccontato Sonia, anche lei, come Giovanni e l’altra sorella Barbara, appassionati di tatuaggi. La frase “Sei la risposta ad ogni perchè” l’aveva tatuata lui sul corpo della sorella, così come “Che fantastica storia è la vita” e “Ti svelo un segreto: i migliori sono tutti matti”. “Nostro fratello era un gigante buono”, hanno detto Sonia e Barbara, “era tante cose. Come in ogni rapporto tra fratelli ci sono stati alti e bassi, ma ci volevamo bene. Quando è finito in carcere, andavamo a trovarlo tutti i mesi”.
Sara Pizzorni