Cronaca

Produce formaggi in Ecuador,
ma l’arte casearia è di Pandino

Dall’Ecuador a Pandino, già “adulto” rispetto ai suoi compagni di classe: questa la storia di Davide Chiriboga Boschetti, che da Quito nel 2008, si trasferì all’età di 27 anni, presso il Convitto, all’epoca allocato nel Castello Visconteo, per frequentare le lezioni alla Scuola Casearia, ed apprendere così l’arte della produzione dei formaggi. Ora, a 42 anni, da poco è diventato papà ed è protagonista di una storia imprenditoriale di successo, che nei giorni scorsi è stata ripresa anche dall’edizione del suo paese del magazine Forbes (https://www.forbes.com.ec/lifestyle/la-sufrio-pero-ya-apunta-sus-quesos-hong-kong-n34793 ).

“Se ci penso non ci credo – ci dice Davide – quando sono arrivato in Italia ero pieno di dubbi, avevo già completato un percorso universitario nel mio paese, ma non riuscivo a trovare la mia strada, così parlando con mio papà, manifestai questa mia angoscia e lui, tramite un persona di Crema che aveva fatto la Casearia negli anni Settanta, mi mise in contatto con la scuola”.

Davide che grazie alla presenza di alcuni parenti aveva anche il passaporto italiano, arriva così a Pandino e inizia l’avventura che lo porta a conseguire la qualifica professionale alla Casearia ed a introdursi nel mondo lattiero caseario, grazie ai suggerimenti e alle indicazioni dell’allora direttore della scuola, Andrea Alquati e di altri docenti e dello storico casaro, Giovanni Folini.

Nei racconti di Davide Chiriboga, l’esperienza di un giovane sudamericano catapultato in un altro continente, senza conoscere la lingua, in un contesto che lo vedeva studiare una materia completamente nuova, ma per la quale cominciava a emergere la passione, con compagni molto più piccoli di lui che avevano quindi interessi e motivazioni differenti dalle sue. I dubbi e le perplessità però vengono dissipati dopo poco, anche se i primi mesi non furono facili, ma Davide ricorda di essere stato ben supportato, sia a scuola, che in convitto. Ragazzo motivato, curioso, vuole imparare il nobile mestiere del casaro e diventa il fratello maggiore degli altri studenti, bruciando le tappe conseguendo la qualifica professionale in due anni, e contemporaneamente fa anche dei piccoli lavori per mantenersi, prima di iniziare a lavorare in uno stabilimento della Galbani, tramite la stessa Scuola Casearia.

“Negli anni del convitto ho avuto la possibilità di conoscere altri ragazzi che provenivano da altre parti d’Italia e che spesso portavano i loro prodotti tipici quando rientravano in convitto, così sono rimasto colpito dalle paste filate e dalla burrata in particolare – aggiunge Davide – e finita la scuola ho chiesto al mio ex compagno Lorenzo Del Mastro di poter andare con lui in Abruzzo e approfondire nella sua azienda la lavorazione artigianale di questo prodotto, perché la mia idea era quella di rientrare in Ecuador e creare qualcosa di legato a questo tipo di produzioni, ma prima dovevo imparare bene”.

Dopo l’esperienza abruzzese rientra in Ecuador e comincia a cercare i finanziamenti per aprire la sua azienda, andando anche a vendere i formaggi che produceva in proprio, casa per casa. Poi si specializza proprio sulle paste filate e sulla burrata, particolarmente apprezzata dal mercato del suo paese, e riesce a creare un’azienda che ha nel Dna il nome italiano, in onore del nonno friulano, ma anche le tecniche di produzione apprese negli anni di frequenza della scuola pandinese.

Superata la pandemia ora lavora più di 1 milione di litri di latte all’anno, produce 12 tipi diversi di formaggi ed ha un fatturato di circa 650 mila dollari, dando occupazione ad una decina di dipendenti con l’obiettivo di crescere ancora, sia nel suo paese, che all’estero, ma senza dimenticare Pandino e l’Italia: “Quando posso ci torno, l’ultima volta un anno fa, per rivedere tante persone che mi hanno voluto bene e per ricordare con grande piacere quegli anni – dice l’ex studente della casearia, ora imprenditore – ringrazio tantissimo i miei maestri del convitto, il personale, i miei professori, il direttore Andrea Alquati, e poi Giovanni Picco, Carla Bertazzoli, Franca Civardi, Silvia Panigada, qualcuno tra loro è ora in pensione altri continuano a lavorare a scuola, sono grato a tutti e alla Casearia, perché quello che ho imparato lo devo a loro”.

Ilario Grazioso

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