Cronaca

Sant’Agostino: Agesci,
“la mafia, è anche cosa nostra”

A due giorni dalla ricorrenza della Giornata nazionale della legalità, al Centro culturale Sant’Agostino, si è parlato di mafia con una serie di attività che hanno coinvolto la cittadinanza, dai più piccoli agli adulti, nell’ambito dell’iniziativa “Tanto al nord la mafia non esiste. È anche cosa nostra”, che si è svolta per tutta la giornata di oggi, promossa dal Gruppo Scout Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) Crema 3.

L’iniziativa hanno spiegato Marta Nidasio, Lucia Balestracci, Ada Carli, nasce dalla volontà dei ragazzi del Clan Scout Agesci Crema 3, di rendere partecipe la cittadinanza di tutta l’attività svolta nel corso di quest’anno, attraverso varie iniziative, incontri, formazione, conferenze, aventi quale tema la mafia, che è presente e attiva anche nel territorio lombardo.

L’evento è stato organizzato con la collaborazione dell’assessorato alla cultura del comune di Crema e di altre realtà, l’associazione Libera contro le mafie, Banca Etica, La Siembra – commercio equo cooperativa sociale, il Rotaract Terre Cremasche, ed ha avuto un programma articolato, sia al mattino che al pomeriggio, distribuito negli spazi del Sant’Agostino.

Al mattino, attività, laboratori, giochi e proiezioni per i più piccoli, dai bambini della scuola dell’infanzia a quelli della primaria, nel pomeriggio, proiezione del docufilm “Onorata Lombardia”, progetto realizzato interamente da tre studenti dell’Università di Bergamo ed uno della Statale di Milano. Poi il clou, con i quattro convegni che hanno coinvolto quali ospiti: il sociologo Leonardo Palmisano (a distanza), Francesca Bommarito, sorella di una vittima di mafia, Maria Grazia Trotti, imprenditrice, testimone e vittima di mafia, Alessandra Dolci, Direttrice DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) Lombardia.

Sala Pietro da Cemmo piena per ascoltare la direttrice della DDA, che sollecitata dalle domande dei ragazzi dell’Agesci ha prima ripercorso le stagioni della criminalità organizzata in generale e della ndrangheta, in particolare in Lombardia, tra stagione dei sequestri di persona e del traffico di droga, per poi sottolineare la fase attuale, caratterizzata da una ndrangheta che prima si inabissa e poi riemerge con il volto degli imprenditori.

L’obiettivo della ndrangheta è quello di avere consenso sociale ha detto la dottoressa Dolci, perché “consenso significa legittimazione, quindi potere. Arrogarsi così quelle che sono le prerogative dello Stato”. Cita alcune delle inchieste seguite in questi anni, il tema dei subappalti, il settore della logistica conto terzi, tra i più infiltrati, lo stesso sistema cooperativo, snaturato nello spirito mutualistico, e il tema delle esternalizzazione di determinate attività a consorzi di cooperative

Risultato? Per la dottoressa Dolci, ad avvantaggiarsi è il committente, perché risparmia sul costo del lavoro e ottiene prestazioni a prezzi stracciati, ma una tale sistema non fa che “drogare il mercato”.

Nelle parole della dottoressa Dolci spazio anche ai crediti d’imposta ed al bonus 110: “Cosa non ho visto nelle mie intercettazioni” ha esclamato la dirigente DDA, nello specificare come la previsione di una norma volta a far ripartire l’economia sfiancata dal covid, si è trovata poi a favorire altri tipi di devianza.

L’Italia, quale paese dove le denunce per reati mafiosi è in diminuzione, chiedono i ragazzi dell’Agesci e Alessandra Dolci risponde individuando nel venir meno della coesione sociale, uno dei problemi maggiori, perché “lo stato siamo noi”. Da ultimo, un riferimento personale su sollecitazione di Ada Carli rispetto all’impatto sulla vita personale, dell’essere sempre sotto scorta: “Io paura? Se avessi paura dovrei cambiare direzione, sento questo lavoro come una missione ed è la mia passione – conclude Alessandra Dolci – val la pena avere delle limitazioni nella sfera privata”.

Ilario Grazioso

Servizio di Sabrina Grilli

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