Stagione irrigua 2022, cronaca
di un anno da dimenticare
Il rapporto annuale sullo scorso anno realizzato dal CeDaTEr, il Centro Dati Acqua e Territorio Rurale, raccoglie i dati della più complicata stagione irrigua da quando si registrano le serie storiche
Il CeDaTEr (Centro Dati e Territorio Rurale), organismo di natura tecnico scientifica, supportato da Anbi, Regione Lombardia, Ersaf e molti altri enti con interessi diffusi nel settore agricolo, ambientale e pubblico, ha pubblicato il rapporto annuale sulla stagione irrigua in Lombardia. Lavoro estremamente interessante perché raccoglie in un unico volume la sintesi di una delle più complicate, anzi forse la più complicata stagione irrigua da quando si è in grado di disporre di una serie storica e integrata di dati che contemplano precipitazioni, riserve ed utilizzi. In vista di questo avvio di campagna 2023 che, nonostante le piogge degli ultimi giorni, si presenta problematica, una riflessione sull’andamento 2022 può essere utile. Di seguito si riporta una sintesi delle conclusioni basate su dati e non opinioni.
I dati presentati nel report evidenziano che la stagione irrigua 2022 si è aperta con una disponibilità di risorsa idrica ridotta del 60% rispetto alla media del periodo 2006- 2020, dovuta principalmente alla limitata quantità di acqua stoccata sotto forma di neve (-75%) ma anche ad un deficit di volume superiore a -30% per gli invasi idroelettrici e per i laghi regolati. La scarsità di acqua disponibile ha fatto sì che il livello di attenzione fosse elevato fin dal principio da parte di tutti gli enti preposti alla gestione della risorsa idrica. L’anno solare 2022 ha segnato il nuovo record minimo di precipitazioni con 750 mm di altezza media su tutta la Lombardia rispetto ad una media del periodo 2006-2020 di 1.174 mm. Di questi, 455 mm sono caduti durante la stagione irrigua ma, restringendo l’analisi al solo territorio di pianura, l’altezza di pioggia scende a soli 150 mm circa, concentrati soprattutto nei mesi di agosto e settembre, e principalmente a oriente. La prima parte della stagione irrigua, da aprile a luglio, è stata invece caratterizzata da anomalie di precipitazione marcatamente negative.
Dal punto di vista delle temperature, nel 2022 in Lombardia si è registrato l’anno più caldo dall’inizio delle registrazioni, con un valore di temperatura media nel territorio di pianura pari a 15.5 °C, di 0.3 °C più elevato del precedente record del 2015. In questo andamento ha costituito eccezione unicamente il mese di aprile, contraddistinto da anomalie termiche negative complessive di -1/-2 °C. Di conseguenza, i fabbisogni irrigui netti si sono attestati ovunque, in maniera piuttosto omogenea, su valori molto elevati e nei mesi da aprile a luglio sono stati costantemente superiori ai precedenti massimi del periodo 2016-2021.
A livello stagionale, nei comprensori di bonifica è stato stimato un fabbisogno irriguo netto medio mensile di 103 mm, pari a +32% rispetto alla media del precedente sessennio (78 mm). Valori così elevati di fabbisogno irriguo netto hanno comportato richieste idriche notevoli per le colture che, a causa della penuria di risorsa, non è stato possibile soddisfare. In particolare nei comprensori centro-occidentali la scarsità di riserve idriche ha inevitabilmente comportato limitazioni e perdite dei raccolti. I citati temporali di agosto e settembre non sono stati sufficienti a ripianare il deficit di riserva idrica, che ha continuato a condizionare i sistemi irrigui che nelle settimane di maggior criticità hanno potuto contare su portate derivabili in molti casi inferiori al 30% delle normali competenze. La stagione si è conclusa con riserve residue inferiori del 53% rispetto alla media 2006-2020, pari a 740 milioni di metri cubi di acqua mancanti.
La situazione delle riserve idriche è stata costantemente monitorata da ANBI Lombardia e dai Consorzi di bonifica, con un’attiva concertazione tra i soggetti interessati resa possibile da Regione Lombardia attraverso il Tavolo regionale per l’utilizzo in agricoltura della risorsa idrica, avviato fin da marzo. Oltre ai provvedimenti sul DMV, Regione Lombardia ha decretato lo stato di crisi idrica regionale (9 giugno) e lo stato di emergenza regionale (24 giugno). Analogamente, il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per tutto il nord Italia (4 luglio), mentre il 20 giugno l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po aveva alzato lo stato di allerta.
La stagione 2022 verrà ricordata come una delle più critiche dal punto di vista irriguo, contraddistinta da una straordinaria riduzione delle disponibilità d’acqua, largamente insufficienti a fronteggiare l’elevato fabbisogno colturale dovuto alle alte temperature. I gestori dei sistemi irrigui hanno adottato soluzioni in alcuni casi mai sperimentate prima per fronteggiare l’emergenza. Durante tutta la stagione sono state ricevute, senza soluzione di continuità, segnalazioni di criticità sui sistemi irrigui consortili. La carenza di acqua è stata particolarmente intensa sui corsi d’acqua a carattere torrentizio, che potevano contare su capacità di regolazione limitate, e sui colatori che soffrivano la scarsa ricarica dai territori di monte e presentavano quindi portate assai limitate.
Anche i corsi d’acqua regolati avevano tuttavia a disposizione scarsi volumi invasati, ovunque al di sotto delle medie. Dove possibile, i deflussi hanno potuto contare sui rilasci straordinari da parte dei gestori degli impianti idroelettrici alpini e prealpini. I rilasci, concordati con Regione Lombardia, hanno permesso di mantenere attive le derivazioni irrigue per alcune settimane. Tuttavia, sono state numerose le segnalazioni di mancato espletamento delle funzioni secondarie della rete irrigua, come ad esempio quella igienico-sanitaria di raccolta degli scarichi dai depuratori che ha interessato l’hinterland bresciano. Un discorso a parte va fatto per il bacino del fiume Mincio che, grazie ai buoni volumi immagazzinati nel lago di Garda, ha potuto garantire una stagione irrigua con portate nella norma.
Anche nel 2022 si è riscontrato un significativo incremento delle stazioni di monitoraggio, sia per le derivazioni da corsi d’acqua e gli emungimenti da pozzi, che per le portate immesse in testa ai distretti irrigui. Per quanto riguarda il monitoraggio delle derivazioni, nel 2022 le derivazioni da corpi idrici superficiali allacciate al CeDATeR sono state 151, mentre per i pozzi il numero è stato di 136. Poco meno della metà delle derivazioni superficiali (69) erano dotate di misuratori allacciati in tempo reale, di cui 33 in corrispondenza delle derivazioni di I livello, con un aumento di 29 unità rispetto al 2021; questo risultato molto positivo è stato frutto anche del finanziamento regionale per l’installazione dei misuratori che è stato messo a bando nel 2021 (D.d.u.o. n.1671/2021) a beneficio dei Consorzi di bonifica. Il volume totale stagionale delle derivazioni ad uso irriguo da corsi d’acqua superficiali monitorate è stato pari a 4.6 miliardi di metri cubi di acqua, con una contrazione del 36% rispetto al valore medio del sessennio 2016-2021. Il prelievo da corpi idrici sotterranei attraverso pozzi monitorati è invece addirittura raddoppiato rispetto alla media del medesimo periodo e si attesta a 96.3 milioni di metri cubi. Questo fenomeno ha comportato maggiori costi energetici, aggravati da prezzi di mercato decisamente elevati, e un sovrasfruttamento delle falde freatiche le cui conseguenze sono ancora da quantificare.
Per quanto riguarda gli utilizzi, i distretti irrigui monitorati strumentalmente sono stati 134, ossia 4 in più rispetto al 2021, portando il grado di copertura al 40% del numero totale di distretti. In questo caso l’incremento è relativamente modesto e, soprattutto, permane una situazione molto disomogenea con zone della pianura dove è molto diffuso e quasi completo ed altre decisamente carente. I dati disponibili per le derivazioni e per i pozzi, uniti alle stime calcolate per i distretti non monitorati e per l’autoapprovvigionamento, hanno fornito un valore del volume totale utilizzato dall’intero comparto agricolo di circa 7.5 miliardi di metri cubi. Alla luce di questo dato e dei valori riportati per i fabbisogni irrigui nelle colture, si può sostenere che la stagione irrigua 2022 è stata la più critica sia dal punto di vista delle esigenze irrigue, sia delle disponibilità idriche rispetto alle stagioni precedenti dal 2016, anno di inizio delle analisi.