Finti corsi di formazione per
ottenere rimborsi: 4 denunciati
Ci sono anche i rappresentanti legali di 4 aziende con sede in provincia di Cremona tra le 279 persone denunciate nell’ambito della maxi inchiesta della Guardia di Finanza di Agropoli, agli ordini del comandante Alessandro Bronco, coadiuvata dai Militari del Comando Provinciale di Salerno. I soggetti in questione sono stati ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione di crediti di imposta e autoriciclaggio.
Sono 274 le aziende coinvolte, su tutto il territorio nazionale, 9 le misure cautelari personali emesse, con il sequestro preventivo dei profitti illeciti per circa 57 milioni di euro.
Nel dettaglio, secondo gli inquirenti tra il 2020 e il 2021 le imprese coinvolte hanno effettuato un’indebita compensazione di crediti inesistenti, generati artificiosamente attestando falsamente l’avvenuta effettuazione di attività di formazione del personale dipendente nel settore delle tecnologie previste dal Piano Nazionale Industria 4.0. Dalle indagini è emerso un sofisticato meccanismo fraudolento: dapprima una fitta rete di procacciatori individuava le imprese clienti, a cui proponeva di beneficiare del credito di imposta inerente la formazione del personale; a tal fine, una società, con sede nel Salernitano, predisponeva e forniva alle imprese la documentazione relativa alle ore di formazione (registri didattici delle presenze, l’autocertificazione del rappresentante legale dell’impresa beneficiaria, la relazione del docente sulla valutazione dell’attività del corso di formazione del personale) che i dipendenti avrebbero effettuato ma che, in realtà, non erano mai avvenute.
Quindi, con l’ausilio di alcuni delegati sindacali, venivano redatti dei falsi contratti collettivi aziendali, utilizzando marche da bollo contraffatte, in modo da attestare artificiosamente i costi sostenuti dalle imprese e a retrodatare le stipule dei contratti stessi. Infine, alcuni professionisti compiacenti procedevano a rilasciare alle imprese beneficiarie l’asseverazione del credito d’imposta, che veniva immediatamente compensato, per poi restituire una percentuale sul totale dell’importo a titolo di provvigione.
Come ha sottolineato il procuratore di Salerno, Antonio Ricci, i provvedimenti cautelari eseguiti riguardano la fase delle indagini preliminari e sono basati su imputazioni provvisorie, che dovranno trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio.