Cereali, la situazione attuale
e l'incognita della siccità
Due rapporti consentono di valutare le semine dei principali cereali in questa campagna agraria 2022-23: uno è di Cai, Consorzi Agrari d’Italia, e riguarda il grano tenero e quello duro, a semine autunno vernine e l’altro è di Ismea e riguarda il mais, a semina primaverile
Due rapporti completi consentono di valutare le semine dei principali cereali in questa campagna agraria 2022-23. Uno è di Cai, Consorzi Agrari d’Italia, e riguarda il grano tenero e quello duro, a semine autunno vernine e l’altro è di Ismea e riguarda il mais, a semina primaverile. Ma su tutte le colture, non solo queste, particolarmente significative per l’agricoltura del nostro paese, pesa l’incognita della siccità e della disponibilità idrica. Da questo punto di vista il 2023 è cominciato molto peggio di quanto non si fosse presentato il 2022, ma vi sono ancora un paio di mesi di speranza.
Secondo le previsioni di Cai, Consorzi Agrari d’Italia, basate sulle stime del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare sulle semine dei cerali autunno vernini, sono aumentati i terreni seminati con grano tenero (+6,2%), mentre sono date in diminuzione invece le superfici coltivate con grano duro (-1,6%). Le prime previsioni sulle semine di grano tenero parlano di 572.175 ettari complessivi con un aumento del 6,2%, pari a 33.404 ettari in più rispetto allo scorso anno.
L’incremento è positivo per tutte le macro-zone geografiche: +8,4% nel Nord Ovest con 144.183 ettari coltivati, +7% nel Nord Est con 270.266 ettari, +1,1% nel Centro (88.873 ettari) e +5,5% nel Sud e nelle Isole con 68.860 ettari.
Per contro le corrispondenti stime sulle semine di grano duro segnalano invece 1.218.151 ettari complessivi, con una riduzione di 19.807 ettari rispetto al 2022 (-1,6%). Sulla diminuzione pesano in particolare le aree storicamente più vocate: un calo di 28.942 ettari (-3,2%) nel Sud e nelle Isole (875.491 ettari rispetto a 904.433 del 2022). Aumentano invece le superfici seminate al Nord e al Centro: 1.910 ettari in più nel Nord Ovest (+11,2%), 3.947 ettari in più del Nord Est (+3,8%), 2.551 ettari in più nel Centro Italia (+1,2%).
Ma il calo della superficie a grano duro previsto per il 2023 potrebbe essere un semplice ritardo, precisa Consorzi Agrari d’Italia, dovuto in questa fase al mancato inserimento dei dati completi del Sud Italia, che in diverse aree ha protratto il periodo di semina fino a fine febbraio. In leggero rialzo (+0,2%) le previsioni per l’orzo che interesserà 268.499 ettari. In crescita gli investimenti nel Nord Ovest (+21,8%), bene anche il Nord Est che si ferma al+1,8%. Su terreno negativo Centro (-1,2%) e Sud e Isole (-8,5%).
Per quanto riguarda il mais, le previsioni di semina sono invece state effettuate da Ismea, secondo la quale per il 2023 si prospetta una situazione produttiva molto critica, replicando potenzialmente gli esiti già molto deludenti del 2022. Infatti, le intenzioni di semina dell’Istat sulle superfici investite a mais da granella nel 2023 indicano un ulteriore calo del 6% annuo; ipotizzando, inoltre, rese ad ettaro in contrazione in conseguenza degli eventi siccitosi evidenti già da questo inverno, si potrebbe registrare molto verosimilmente una ulteriore flessione dei raccolti.
Il rapporto Ismea non si limita a fotografare lo status quo. Ma evidenzia anche la possibile evoluzione futura di questa situazione critica. L’esame del grado di autoapprovvigionamento, dato dal rapporto tra la produzione nazionale ed i consumi, evidenzia un risultato particolarmente critico per il mais e la soia, prodotti per i quali negli ultimi venti anni sono cresciute in maniera molto consistente le importazioni. Nel caso del mais, infatti, si è passati dalla sostanziale autosufficienza dei primi anni 2000 a poco più del 40% nel 2022. Tendenza simile per per la soia, il cui tasso si è ridotto negli ultimi venti anni scendendo al 32% di autosufficienza nel 2022.