Politica

Dai risultati delle Regionali
alcune indicazioni per il futuro

Le ragioni dell'astensionismo, la vittoria del centro-destra, l'importanza del radicamento territoriale ed il voto amministrativo a Cremona del 2024

Cala il sipario sulle elezioni regionali del 2023 in Lombardia, che hanno visto una generale affermazione del centro-destra e del governatore uscente, Attilio Fontana, pur in giornate elettorali caratterizzate dall’astensionismo. Una prima riflessione si può quindi fare a proposito del “non-voto”: si sono recati alle urne solo quattro elettori su dieci, record negativo per quanto riguarda la nostra regione, ma non peggiore risultato in assoluto. Per le regionali del 2014 in Emilia-Romagna votò solo il 37,7% degli elettori. Eppure alle Politiche successive, nel 2018, la partecipazione emiliana tornò al 78,35%. Accadrà anche in Lombardia? Probabilmente sì. Ecco perché una delle ragioni dell’elevato astensionismo va cercata nella generale percezione di una partita già chiusa in partenza. La vittoria di Fontana non è mai stata realmente in discussione e gli altri candidati alla presidenza sono apparsi fin dall’inizio molto deboli o comunque penalizzati da dinamiche interne (le criticità presenti nell’alleanza tra Pd e 5Stelle per Majorino e la storia politica personale per Moratti). Il dato dell’astensione è comunque preoccupante, perché senza partecipazione la democrazia si indebolisce. Del resto molte persone non sapevano neppure che si votasse, nonostante gli sforzi compiuti quotidianamente dai media, in particolare da quelli locali che tradizionalmente danno ampio spazio alla politica territoriale. Un fatto grave su cui occorre riflettere.

Guardando ai risultati, i numeri evidenziano la presenza sul territorio regionale di un consenso forte per il centro-destra. Cambiano i risultati dei singoli partiti, ma la maggioranza assoluta dei lombardi sceglie da trent’anni la coalizione formata da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Noi Moderati, con buoni risultati anche per la lista civica a sostegno del presidente, Lombardia Ideale, che in provincia di Cremona in modo sorprendente raggiunge quasi il 10%. Un fronte progressista unito (magari con un altro candidato) avrebbe stravolto il risultato finale? Non ci sono ovviamente certezze, ma i numeri sembrano suggerire una risposta negativa. Il Partito democratico, infatti, è stato il più votato solo nella circoscrizione di Milano e provincia, a Como e Lecco ha vinto la Lega mentre in tutte le altre province, compresa Cremona, si è affermato Fratelli d’Italia. Il Movimento 5 Stelle è uscito da questo voto totalmente ridimensionato, passando dal 17% di cinque anni fa al 4% di oggi. In Lombardia non ha mai inciso davvero, ma oggi è praticamente sparito. E la scommessa del Terzo Polo? Perduta. Nonostante un candidato alla presidenza “di peso”, Azione-Italia Viva e la Lista Moratti Presidente non hanno fatto breccia nell’elettorato di centro-destra ma semmai hanno eroso consensi proprio a Majorino. Inoltre, mentre nelle elezioni politiche (in cui pesa maggiormente il voto di opinione), il Terzo Polo aveva sfiorato in Lombardia il 10%, in queste elezioni l’alleanza Renzi-Calenda si è fermata sotto il 4%. Probabilmente Moratti avrebbe preso gli stessi voti se fosse andata da sola. Dalla scelta dell’ex sindaco di Milano alcuni osservatori si aspettavano l’avvio di un processo costituente per ricostruire un centro forte, liberale, popolare, democratico e riformista. Ma questa batosta elettorale potrebbe bloccare il progetto, anche per la presenza di più anime all’interno di questo movimento, come del resto si era già intuito nelle fasi finali della campagna elettorale.

Il voto suggerisce anche come, nelle Regionali, il radicamento territoriale conta ancora molto. Fratelli d’Italia ha vinto anche a Cremona, ma il consenso percentuale cala rispetto alle Politiche (il partito è esploso negli ultimi anni e deve ancora mettere solide radici), mentre Lega e Forza Italia ottengono un risultato superiore alle aspettative, trainati proprio dai loro candidati (esemplare il caso del sindaco di Soncino Gabriele Gallina che non entra in consiglio pur avendo ottenuto 2.400 preferenze, terzo in provincia dopo Piloni e Ventura).

Infine una riflessione in vista del voto amministrativo che interesserà Cremona nel 2024. A livello comunale, infatti, il distacco tra centro-destra e centro-sinistra si riduce notevolmente: in città, Fontana ha preso il 48,2% dei voti (contro il 54% medio regionale e quasi il 58% provinciale) mentre Majorino il 40,97% (contro il 34% regionale ed il 31% provinciale). Tuttavia anche a Cremona città ha vinto il centro-destra in modo netto, a differenza di quanto avvenuto in altri capoluoghi di provincia, ossia Milano, Bergamo, Brescia e Mantova, dove il centro-sinistra ha superato Fontana. Fratelli d’Italia è il primo partito anche a Cremona città con il 27,28%, ma il Partito democratico è vicinissimo con il 26,36%. Debole Forza Italia (è al 4,42% sotto le medie regionale e provinciale), in parte svuotata dalla Lista di Fontana Lombardia Ideale (7,88%). La Lega è al 10%, in linea con i risultati delle ultime politiche. Leggermente migliore rispetto al dato regionale e provinciale l’andamento cittadino di Azione-Italia Viva, al 4,53% (in provincia è al 3,81%).

Questo quadro politico, che consolida pur con alcune differenze quello emerso nelle ultime elezioni politiche, lascia supporre una contendibilità dell’amministrazione cittadina nella prossima tornata elettorale. Il centro-sinistra, tradizionalmente forte, non ha più la maggioranza dei voti cittadini, ma tiene rispetto alla provincia e alla regione. Il centro-destra ha i numeri, ma deve consolidarli e trasformarli in una proposta forte per la città. Terzo Polo e Movimento 5 Stelle sembrano fuori dai giochi o comunque non decisivi. La partita è quindi aperta e, se si manterranno gli equilibri politici attuali, la differenza la faranno, in questo caso più che mai, i candidati sindaco.

Guido Lombardi

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