Politica

Bersani a Crema: "La destra non è
liberale, ma gerarchica e corporativa"

Il PD chiude la campagna elettorale “col botto”. A Crema è infatti arrivato in visita, per un incontro sui temi caldi relativi a Regione Lombardia, Pier Luigi Bersani, membro fondatore del Partito Democratico.

Negli spazi del Comune di Crema, Bersani ha parlato della marcia di avvicinamento alle elezioni regionali di domenica e lunedì prossimo: “Sono le ultime ore, dobbiamo essere convinti delle idee e del nostro candidato. Non ho bisogno di spiegarvi la ragione di fondo che deve convincere a determinare un’alternativa a questa destra. La destra in Lombardia, anno dopo anno, ha tradito l’anima popolare della Regione, con il distacco sui temi sociali. I sottotitoli si chiamano sanità, trasporto pubblico e politica della casa: i grandi temi sociali che riguardano la vita comune dei cittadini. Queste politiche sono state deteriorate, non si può accettare, è un messaggio al paese totalmente sbagliato. Non si può viaggiare solo sulle eccellenze o sul fatto che chi hai soldi si fa durare per primo”.

“Il problema della casa: noi stiamo dando risorse a chi la casa ce l’ha e deve ristrutturarla, ma anche chi la casa non ce l’ha – prosegue Bersani – Cerchiamo di dire che la Lombardia ha una radice popolare e civile, non può essere rappresentata da queste politiche. Da questa Regione deve arrivare un messaggio di fiducia, perché le cose possano cambiare. Che destra è questa? Non è una destra sociale, liberale, è e sarà una destra gerarchica e corporativa. La destra legge ordine non per tutti, ma non per quelli della corruzione. Le intercettazioni non si fanno per i reati di corruzione, si usano solo contro la sinistra”.
L’ex segretario del PD ha poi allargato l’orizzonte sul paese intero: “L’Italia non è federale, non si è mai visto che le regioni si prendano le competenze come vogliono, questo modello corporativo va in conflitto con uno stato democratico. Chi ci va di mezzo è l’universalismo, la nostra idea e forza. Con un fisco per categorie ci può essere un welfare universalistico? Ovvio che si arriva alle mutue. Noi dobbiamo reagire, non accettare le divisioni, dobbiamo riunificare”.

“Guardiamo la novità enorme di questi 20 anni – sottolinea Bersani – quando hai un salto tecnologico secolare, cambiano le gerarchie sociali. Prendiamo il lavoro: in cima c’è chi ha la piattaforma e gestisce l’algoritmo, poi in fondo c’è chi viene trattato quasi nello schiavismo. Tutto questo viene accompagnato dalla proliferazione dei contratti. Tutto questo per adattare il sistema a piegarsi a questa scomposizione. Il compito della sinistra è ricomporre. Lavori è sociologia, lavoro è politica. Basta con la precarietà, serve parità salariale uomo-donna, più formazione. Il lavoro era un soggetto che nei momenti difficili veniva buono. Fisco generale e universalistico: a parità di reddito dai lo stesso contributo. Sanità universalistica: con la salute non ci deve essere né povero né ricco”.

Bersani ha proseguito invece in vista delle prossime elezioni: “Dobbiamo reagire, proviamoci. Nel campo progressista in Italia non si è ancora creata una sponda politica per quello che si fa in Lombardia. Una forza politica di sinistra deve occuparsi dell’hardware dell’uguaglianza, tocca ad una forza di sinistra avere il giusto know how. Qui c’è da capire chi prende sul serio i temi legati all’ambiente e chi no. Quando c’è da fare esercizio collettivo non è nelle corde della destra, che predilige ricchezza e individualismo. A sinistra dobbiamo avere un passo avanti: eleggere un segretario è importante, ma non basta a superare i problemi. È comunque necessario di mandare un segnale di apertura e di cambiamento, mettendo coraggio e freschezza”.

“Dalla Lombardia e dal Lazio ci saranno segnali importanti e arriveremo a riflessioni – conclude Bersani – dovremo tirarare le somme di questo passaggio. Intanto impegniamoci in queste ore, non è detto che ci sia un clima tale da favorire grande affluenza. C’è distacco della gente, un distacco che tocca i ceti popolari. Noi abbiamo rilevazioni inequivocabili: una democrazia non può stare in piedi se perdi il segnale radar con il popolo, questo avviene perché gran parte del popolo non si sente dire ciò che vorrebbe sentire. Nelle ultime ore andiamo a prendere questi pezzi per dire di andare a votare”.

Simone Guarnaccia

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