Senatore vittima dell'astio tra l'amico
e Mutigli? Al centro, le liti per i figli
Senatore intimò a Mutigli di andarsene da Castelleone,
La verità dai telefonini: rapporti di astio tra il presunto
omicida e l'amico della vittima. Mutigli non voleva
che Ferrari frequentasse i suoi figli
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E’ stata discussa questa mattina in sede di incidente probatorio davanti al gip Elisa Mombelli la consulenza tecnica sull’analisi dei telefonini dei protagonisti, coinvolti, la sera dello scorso 10 agosto, nell’omicidio di Giovanni Senatore, il 40enne assassinato davanti al bar Meteora di Castelleone. Sotto accusa c’è Mauro Mutigli, 38 anni, operaio, in carcere per omicidio per aver accoltellato la vittima al termine di una lite. L’analisi tecnica si è concentrata su due apparecchi telefonici di Mutigli, uno di Senatore e uno di Alessandro Ferrari, l’amico della vittima finito in ospedale colpito da Mutigli con una coltellata al braccio mentre cercava di prendere le parti di Senatore. A chiedere che fosse inserito anche il telefono di Ferrari era stata la difesa di Mutigli, rappresentata dagli avvocati Consuelo Beber e Marco Soldi.
Dai tabulati analizzati dal perito Alessandro Borra, di Milano, è emerso che Mutigli e Senatore non si sono mai, nè messaggiati, nè parlati al telefono. Esiste solo una telefonata persa, il 7 agosto, fatta da Senatore a Mutigli. Ci sono poi messaggi inviati a ridosso del giorno dell’omicidio in cui il presunto omicida parla con un amico e gli dice di aver ricevuto minacce da parte di Senatore, che gli intima di andarsene da Castelleone.
Nella vicenda, la figura chiave sarebbe quella di Alessandro Ferrari, l’amico della vittima. I motivi del contendere, infatti, non sarebbero stati tra Mutigli e Senatore, ma tra Mutigli e Ferrari, con il quale c’erano sentimenti di astio. Dai messaggi vocali scambiati tra i due, infatti, è emerso che Mutigli non voleva che Ferrari, che frequentava la sua ex compagna, vedesse i suoi figli.
Per quale motivo, allora, se i problemi erano tra Mutigli e Ferrari, ci è andato di mezzo Senatore, addirittura perdendoci la vita?. Un mistero, questo, ancora da chiarire. Di certo, hanno ricordato gli avvocati Beber e Soldi, il primo a provocare e a menare le mani è stato Senatore, scatenando la reazione di Mutigli, che si è allontanato, è uscito a prendere il coltello custodito nel suo monopattino elettrico ed è rientrato per sferrare le coltellate alla vittima.
Lo scorso novembre è stata depositata la perizia medico legale del consulente della procura Chen Yao con i risultati dell’autopsia effettuata sul corpo di Senatore e degli esami tossicologici sul presunto omicida, sulla stessa vittima (utilizzando i prelievi effettuati durante l’autopsia), e su Alessandro Ferrari.
Secondo risultati degli accertamenti autoptici, la vittima, deceduta per shock emorragico, è stata accoltellata sette volte, di cui una mortale. Per quanto riguarda invece gli esami tossicologici, è stato appurato che nel corpo di Senatore c’era solo alcol, mentre Mutigli aveva assunto cannabinodi. Il 38enne lo aveva già dichiarato. Per Ferrari, invece, ci si è potuti basare solo sugli esami tossicologici effettuati in pronto soccorso. Accertata la presenza di sostanze, ma non è stato possibile appurare in che quantità.
Gli avvocati Beber e Soldi, nel frattempo, hanno depositato il fascicolo con le indagini difensive, con l’audizione dei testimoni e delle persone che erano a conoscenza di alcuni retroscena della vicenda.
Oggi in udienza erano presenti anche l’avvocato Mario Tacchinardi, legale della famiglia Senatore, e l’avvocato Michela Sinelli per Ferrari che risulta parte offesa.
Sara Pizzorni