Cronaca

Morte Sabrina: per Pasini
l'accusa chiede 20 anni

Al termine della sua requisitoria, il procuratore generale ha chiesto alla Corte d’Assise d’Appello di Brescia di ribaltare la sentenza di assoluzione emessa il 29 ottobre dello scorso anno dal gup di Cremona Elisa Mombelli e di condannare a 20 anni Alessandro Pasini,  47 anni, cremasco, per l’omicidio di Sabrina Beccalli, la 39enne bruciata a Ferragosto del 2020 nella sua Fiat Panda nelle campagne di Vergonzana, a Crema. In primo grado, l’imputato, oggi uomo libero, era stato condannato a 6 anni solo per distruzione di cadavere e incendio. Contro la sentenza, la procura, che per Pasini aveva chiesto la condanna a 28 anni di carcere, ha fatto Appello.

La parola è poi passata all’avvocato Antonino Andronico, parte civile per la famiglia di Sabrina, mentre alle 14 toccherà alla difesa di Pasini, rappresentata dagli avvocati Paolo Sperolini e Stefania Amato.

Sabrina Beccalli

Nella notte tra il 14 e il 15 agosto del 2020 l’imputato e la Beccalli si erano incontrati nella casa della ex compagna di Pasini per consumare droga. Secondo l’accusa, il 47enne, probabilmente in seguito ad una lite per delle avances rifiutate, l’aveva uccisa. Poi aveva caricato sulla Fiat Panda il cadavere della vittima, dando fuoco all’automobile per occultare le tracce del delitto. Sempre con l’intento di cancellare le tracce, aveva anche cercato di far saltare in aria l’appartamento di via Porto Franco, tagliando il tubo di conduzione del gas della caldaia, provocando un incendio e causando pericolo per la pubblica incolumità. Circostanza, questa, ammessa dallo stesso Pasini. Ingiustificabile, per il procuratore generale, il comportamento dell’imputato se la donna fosse davvero morta di overdose. La chiamata della vicina che aveva sentito grida di aiuto, le tracce di sangue trovate nell’appartamento, tutti elementi che per la procura rafforzavano l’ipotesi del delitto.

Il corpo di Sabrina Beccalli era stato scambiato dal veterinario dell’Ats Valpadana Giuseppe Casirani per la carcassa di un cane e in parte gettato in discarica. Pasini aveva sempre detto di aver bruciato il corpo della 39enne, e che quel cadavere nell’auto era il suo, ma la donna era stata cercata per giorni e giorni, fino a quando era emersa la sconcertante verità.

Dalle condizioni dei resti rimasti non è stato possibile stabilire con esattezza dinamica e cause della morte. Nella perizia del pool di esperti del medico legale Cristina Cattaneo è stato accertato che Sabrina, poche ore di prima di morire, aveva assunto cocaina, ma non è stato possibile stabilire in che quantità. Il team della Cattaneo ha potuto lavorare solo sul 32% dell’intero corpo, bruciato, come accertato dall’esame antropologico sui resti, all’interno della macchina in posizione supina. All’analisi, dunque, mancava gran parte del corpo e anche dello scheletro, cosa che ha impedito di poter ricostruire un quadro preciso sulle cause del decesso.

Nella motivazione della sentenza di primo grado, il gup di Cremona ha ritenuto la tesi dell’imputato, che ha sempre negato di aver ucciso la Beccalli, “spontanea e genuina”, e il lavoro della difesa “ha offerto interpretazioni alternative, esse stesse dotate di plausibilità scientifica”.

Nessuna certezza che il trauma cranico sia stato causato da una brutale aggressione. Sia Sabrina che Pasini, come accertato dalle analisi tossicologiche, avevano consumato droga e anche “un significativo quantitativo di bevande alcoliche”. L’ipotesi che “dopo avere consumato cocaina insieme al Pasini, Sabrina possa avere accusato, per effetto del pericoloso mix di sostanze alcoliche e stupefacenti e di psicofarmaci, un malore farmaco-indotto, non pare allora meramente astratta”, si legge nella motivazione. E “non è inverosimile” che la donna, dopo essersi accorta della perdita di sangue dal naso per effetto della cocaina sniffata, si sia alzata dal letto (sui cuscini sono state trovate tracce ematiche) e abbia raggiunto, a fatica, e lasciando più tracce di sangue, il bagno. Lì sarebbe crollata con un violento urto contro il bordo della vasca.

Sara Pizzorni

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