Cronaca

Liberi padre e figlio veterinari
"Quadro accusatorio ridimensionato"

Leonardo e Luca Provana con i loro legali

Revocata dal gip Elisa Mombelli la misura degli arresti domiciliari per Leonardo Provana, 59 anni, direttore del distretto veterinario di Crema, e di suo figlio Luca, 26 anni, veterinario libero professionista e consulente di aziende sottoposte alla vigilanza del padre, entrambi arrestati una settimana fa dai carabinieri del Nas per corruzione. I due, assistiti dagli avvocati Martina Deiola e Diego Guarnieri, del Foro di Lodi, sono tornati in libertà. Martedì scorso, in un interrogatorio durato complessivamente cinque ore e trenta, si erano difesi, rispondendo a tutte le contestazioni.

“Siamo soddisfatti della revoca della misura dei domiciliari”, ha commentato l’avvocato Guarnieri. “Una decisione presa sulla base dei precisi chiarimenti apportati dai nostri assistiti riguardo a tutte le circostanze a loro contestate. I Provana avevano tutto l’interesse a chiarire”. “Il quadro accusatorio”, ha aggiunto il legale, “è stato notevolmente ridimensionato”. Le indagini vanno avanti e i due legali della difesa si sono detti disponibili a mettersi a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento. “Non abbiamo nulla da nascondere”, ha concluso l’avvocato Guarnieri.

Per l’accusa, nell’agosto dell’anno scorso il di­ret­to­re del distretto veterinario di Crema avrebbe favorito il macello M.M. Carni di Palazzo Pignano, disponendo il trasferimento di una veterinaria Ats che aveva riscontrato problemi igienico sanitari e gestionali, non pretendendo la risoluzione delle numerose non conformità rilevate da Ats, e ricevendo per il figlio Luca, come corrispettivo, l’assunzione nel macello.

Dal maggio del 2022 ad oggi, inoltre, Leonardo Provana non avrebbe vigilato sulle criticità emerse nel macello Zema di Salvirola, trascurando casi di positività alla “li­ste­ria” registrata nei pancettoni prodotti dall’azienda, e anche in questo caso, ricevendo l’assunzione del figlio nel macello.

Sempre a maggio di quest’anno, Provana avrebbe fornito copertura ai titolari del caseificio della società agricola Madonna della Neve di Sergnano per risolvere tutte le problematiche emerse in materia di sicurezza alimentare durante le normali attività di lavorazione dei formaggi. Criticità che gli erano state segnalate dal figlio, come ad esempio il caso di una “rietichettatura fraudolenta di un prodotto caseario, o ancora impartendo istruzioni per evitare che i carabinieri si accorgessero dello sversamento illegale del siero e dell’acqua di processo”. Per l’accusa, il dirigente avrebbe “omesso qualsiasi intervento suo o per il tramite dei veterinari alle sue dipendenze, con l’effetto di assicurare alla realtà imprenditoriale, soprattutto tramite la diretta intermediazione garantita dalla presenza di Luca, continuità e sicurezza nell’andamento della gestione imprenditoriale”, ottenendo l’assunzione del figlio nel caseificio.

Secondo il gip, “la presenza di Luca Provana nelle aziende sottoposte a vigilanza (complessivamente era consulente di 18 aziende, la maggior parte delle quali con sede nel distretto veterinario di Crema diretto dal padre) rappresenta, oltre che la retribuzione per la corruzione attraverso gli emolumenti che ha percepito, pari, tra il mese di gennaio e il mese di agosto 2021, a 63.000 euro, anche l’esplicitazione del patto corruttivo che sancisce questo asservimento”.

Sara Pizzorni

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