"Morbido" con le aziende "amiche"
Gip: "Plateale il conflitto di interessi"
Attesi gli interrogatori di Leonardo e Luca Provana,
i due veterinari arrestati dai carabinieri del Nas
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Emergono altri retroscena nell’indagine “Officium”, portata a termine dai carabinieri del Nas di Cremona con gli arresti di Leonardo e Luca Provana, 59 e 25 anni, padre e figlio, rispettivamente direttore del distretto veterinario di Crema e veterinario libero professionista. I due, che saranno interrogati nei prossimi giorni, sono ai domiciliari da venerdì per corruzione per numerosi casi di omissioni e favoritismi in cui il padre, informato dal figlio delle gravi non conformità rilevate nelle aziende private per le quali era consulente, aveva assicurato copertura totale ai vari privati, omettendo di intervenire e di emettere i relativi provvedimenti.
Per l’accusa, il dirigente avrebbe omesso qualsiasi intervento suo o per il tramite dei veterinari alle sue dipendenze, con l’effetto di assicurare alla realtà imprenditoriale “protetta”, soprattutto tramite la diretta intermediazione garantita dalla presenza di Luca, continuità e sicurezza nell’andamento della gestione imprenditoriale, ottenendo l’assunzione del figlio.
“Plateale”, per gli inquirenti, coordinati dal procuratore Roberto Pellicano e dai pm Vitina Pinto e Chiara Treballi, il conflitto di interesse, così come scrive anche il giudice Elisa Mombelli nelle 24 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare nelle quali cita l’articolo 6, comma 2, del Codice di comportamento Ats. Leonardo Provana è consapevole di non rispettare le norme, e si attiva “per cercare di mascherare gli effetti, cercando di acquisire notizie per mettersi al riparo sul piano formale, quantomeno dichiarando la potenzialità del conflitto con gli interessi del figlio”. Lo fa, informando Maurilio Giorgi, capo del dipartimento veterinario, che a sua volta informa Salvatore Mannino, direttore generale di Ats, che valuta il trasferimento di Provana al distretto di Cremona.
Ma Leonardo Provana si muove troppo tardi. Scrive il gip: “A nulla rileva il fatto che abbia formalizzato, solo dopo gli accertamenti effettuati dal Nas, la dichiarazione di potenziale conflitto di interesse, atteso che, nonostante ciò, egli continua nella sostanza ad ingerirsi negli ‘affari’ che concernono le società presso cui il figlio presta attività di consulenza, di fatto violando detto dovere di astensione”.
I capi di imputazione riguardano la Zema di Salvirola, il caseificio della società agricola Madonna della Neve di Sergnano e la M.M. Carni di Palazzo Pignano, per le quali Luca Provana è consulente. Aziende “amiche” e protette da Leonardo, che mostra un atteggiamento “morbido”, mentre appare “più drastico” con le altre. In queste, il direttore del distretto veterinario di Crema non concede sconti. Come è successo in un macello di Offanengo che aveva le medesime criticità di quello di Palazzo Pignano. Ma ad Offanengo, Luca Provana non ricopriva alcun ruolo. Dopo essere stato informato dell’accesso del Nas al macello, Leonardo Provana ha addirittura mostrato soddisfazione, commentando: “I nodi vengono al pettine”.
Non così per Palazzo Pignano, dove erano state riscontrate “56 non conformità”. Dopo l’ispezione dei militari del 6 giugno di quest’anno, però, “non sono mai stati presi provvedimenti risolutivi delle criticità igienico sanitarie, strutturali e gestionali rilevate dagli stessi veterinari pubblici. A fronte delle 56 non conformità rilevate, all’imprenditore non è mai stato assegnato un termine perentorio entro cui provvedere ala sanatoria”.
Sara Pizzorni