Cronaca

Corruzione veterinari: "Messa
a rischio la sicurezza alimentare"

Nell'ordinanza, il giudice parla di "funzione di vigilanza
trasfigurata" e di una "sistematica trama di corruzioni"

Omissioni e favoritismi nel settore agroalimentare hanno portato all’arresto di Leonardo Provana, 59 anni, di­ret­to­re del distretto veterinario di Crema, e di suo figlio Luca, 27 anni, veterina­rio li­be­ro pro­fes­sio­ni­sta consulente di aziende sottoposte alla vigilanza diretta del padre. I due, finiti ai domiciliari con l’ipotesi di accusa di corruzione, sono stati arrestati ieri dai carabinieri del Nas coordinati dalla procura di Cremona. Per il procuratore Roberto Pellicano, “fatti di sicurezza alimentare molto gravi”. Documentati nu­me­ro­si casi in cui il padre, in­for­ma­to dal fi­glio del­le gra­vi non con­for­mi­tà ri­le­va­te nel­le azien­de pri­va­te per le quali era con­su­len­te, ave­va as­si­cu­ra­to co­per­tu­ra to­ta­le ai vari pri­va­ti, omet­ten­do di in­ter­ve­ni­re e di emet­te­re i re­la­ti­vi prov­ve­di­men­ti.

Nelle 24 pagine di ordinanza, il gip Elisa Mombelli parla di “funzione di vigilanza trasfigurata, per essere stata elisa la fisiologica contrapposizione tra vigilante e vigilati, e per essere stata la vigilanza asservita e modulata sull’interesse del vigilato”. “Tutti i problemi riscontrati nelle aziende in cui Luca Provana è consulente e che possono determinare obblighi di sicurezza agroalimentare”, scrive il giudice, “sono portati a conoscenza di Leonardo Provana dal figlio Luca in modo informale, alla ricerca di una soluzione che soddisfi l’interesse dell’azienda, che è ovviamente quello di conseguire profitti, contenendo i costi della sicurezza e delle non conformità”.

Per l’accusa, nell’agosto dell’anno scorso il di­ret­to­re del distretto veterinario di Crema avrebbe compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio, omettendo di vigilare in materia di sicurezza alimentare, favorendo il macello M.M. Carni di Palazzo Pignano, disponendo il trasferimento di una veterinaria Ats che aveva riscontrato problemi igienico sanitari e gestionali, evitando di pretendere “in termini proporzionati alla loro gravità, la risoluzione delle numerose non conformità rilevate da Ats”, e ricevendo per il figlio Luca, come corrispettivo, l’assunzione nel macello.

Dal maggio del 2022 ad oggi, inoltre, Leonardo Provana non avrebbe vigilato sulle criticità emerse nel macello Zema di Salvirola, criticità che gli erano state segnalate dal figlio, trascurando casi di positività alla “li­ste­ria” registrata nei pancettoni prodotti dall’azienda, e anche in questo caso, ricevendo, come corrispettivo di questi favori, l’assunzione del figlio nel macello.

Sempre a maggio di quest’anno, Leonardo Provana avrebbe fornito copertura ai titolari del caseificio della società agricola Madonna della Neve di Sergnano per risolvere tutte le problematiche emerse in materia di sicurezza alimentare durante le normali attività di lavorazione dei formaggi. Criticità che gli erano state segnalate dal figlio, come ad esempio il caso di una “rietichettatura fraudolenta di un prodotto caseario, o ancora impartendo istruzioni per evitare che i carabinieri si accorgessero dello sversamento illegale del siero e dell’acqua di processo”. Per l’accusa, il dirigente avrebbe “omesso qualsiasi intervento suo o per il tramite dei veterinari alle sue dipendenze, con l’effetto di assicurare alla realtà imprenditoriale, soprattutto tramite la diretta intermediazione garantita dalla presenza di Luca, continuità e sicurezza nell’andamento della gestione imprenditoriale”, ottenendo l’assunzione del figlio nel caseificio.

“La presenza di Luca Provana nelle aziende sottoposte a vigilanza (complessivamente era consulente di 18 aziende, la maggior parte delle quali con sede nel distretto veterinario di Crema diretto dal padre) rappresenta, oltre che la retribuzione per la corruzione attraverso gli emolumenti che ha percepito, pari, tra il mese di gennaio e il mese di agosto 2021, a 63.000 euro, anche l’esplicitazione del patto corruttivo che sancisce questo asservimento”.

Per il gip, si tratta di una “sistematica trama di corruzioni” arrivata al punto tale che, “all’interno di un mercato territorialmente circoscritto”, appariva “palese che per mettersi al riparo da severe ispezioni da parte dell’ente pubblico fosse opportuno assumere, anche come generico consulente, il figlio del direttore del distretto veterinario”. “È poi evidente e parimenti preoccupante”, si legge nell’ordinanza, “di come questo sistema si ripercuota gravemente anche sulla correttezza dei controlli, e quindi sulla sicurezza agroalimentare, con potenziali inevitabili ricadute sulla salute pubblica”.

Sara Pizzorni

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