A Rivolta d’Adda la professione
perpetua di suor Dabellani
Una storia di dono, di gratuità e di bellezza. Una vocazione è tutto questo. Come quella di suor Evelina Dabellani, che nel pomeriggio di sabato 1 ottobre, nella chiesa della casa madre dell’Istituto della Suore Adoratrici del SS. Sacramento, a Rivolta d’Adda, ha emesso i voti perpetui di povertà, castità e obbedienza entrando definitivamente a far parte dell’ordine fondato da San Francesco Spinelli.
Per le Adoratrici un’altra professione perpetua dopo quella di suor Roberta Valeri del giugno scorso, entrambe originarie della diocesi di Cremona. Suor Evelina, classe 1966, nata a Casalmaggiore ma di fatto originaria di San Giovanni in Croce, ex geometra ed ex disegnatrice meccanica presso ditte del settore metalmeccanico, un’esperienza di vita comunitaria nella Ianua Coeli di Stilo de’ Mariani, ha pronunciato la formula di rito davanti al vescovo Antonio Napolioni che ha presieduto la Messa, iniziata alle 16.30 ed animata nel canto dalle voci dei cantori della corale di Pessina Cremonese. Diversi i sacerdoti presenti.
Fra i banchi, oltre ai famigliari di suor Dabellani, anche una delegazione proveniente dalla Calabria, dalla diocesi di Cosenza, dove la religiosa, che attualmente presta servizio nella casa di spiritualità delle Adoratrici di Lenno, sul lago di Como, risiedeva fino all’anno scorso.
Per il vescovo «la professione di oggi è il trionfo della gratuità». «Se agli occhi del mondo farsi suora o farsi prete – ha affermato nell’omelia – non comporta nessun guadagno, il cuore degli uomini è sempre alla ricerca di qualcosa che non si compra e non si vende». E ha proseguito rivolto proprio alla religiosa: «La tua storia, Evelina, sia quindi una storia di gratuità, di stupore e di bellezza. Come disse San Paolo a Timoteo, ce la farai se ravviverai il dono che ti viene dato. Non te ne vergognare, siine fiera e custodiscilo per mezzo dello Spirito Santo il bene che ti è stato affidato».
Dopo l’omelia, i riti tipici della professione perpetua: le risposte della religiosa alle domande del vescovo; la recita, da parte di suor Evelina, della formula di rito accanto alla superiora generale madre Isabella Vecchio («Io suor Evelina Dabellani, davanti alle sorelle qui presenti faccio voto per tutta la vita di castità, povertà e obbedienza») e la consegna dell’anello, simbolo dell’assoluta fedeltà a Cristo, sposo celeste.
Al termine della Messa il saluto della superiora generale. «Mi piace pensare – ha detto madre Isabella Vecchio – alle parole pronunciate domenica scorsa da papa Francesco, che dice che è possibile sognare una Chiesa fatta di uomini e donne che sanno inginocchiarsi davanti all’Eucarestia, ma sanno anche piegarsi alle ferite di chi soffre. Che la tua professione, Evelina, ravvivi anche in noi il desiderio di continuare a sognare. Ti auguriamo di essere Adoratrice secondo il volere di Dio».