Cronaca

Al San Domenico, ieri
applausi per il Centro Galmozzi

Presentata ieri al San Domenico, “Ciao, io sto bene mi mancate. Crema 2020 niente come prima?”, la nuova pubblicazione del Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, curata da Fiorenzo Gnesi e per la parte grafica da Davide Severgnini, dedicata alla fase più difficile della pandemia. Un volume risultato della poderosa ricerca del Centro Galmozzi e del contributo e delle testimonianze di molte voci, dal personale sanitario a quello che opera nel mondo delle fragilità, nel volontariato, insegnanti e studenti, operatori commerciali, cittadini, lavoratori. Momenti dedicati al racconto di ciò che è stato ed ha rappresentato per questo territorio l’uragano che ha travolto tutto e tutti nella prima ondata del Covid, e che poi si è ripresentato a distanza di mesi: sanità, volontariato e terzo settore, fragilità e scuola, il Galmozzi continua a fare memoria, proponendo un corposo lavoro fatto di testimonianze preziose del passato che appartiene a tutti e deve essere consegnato alla storia, impreziosito dal racconto video di Michele Mariani.

È stato questo al centro dello spettacolo evento di ieri sera, che ha raccolto oltre ai complimenti per tutti coloro che hanno pensato e costruito volume e video, gli applausi della platea per Giò Bressanelli che ha introdotto lo spettacolo cantando “Nomi”, perché ci dice, “È forse la maniera migliore per ricordare, chiamando le persone con il loro nome”. E applausi anche per le interpretazioni di Debora Tundo, con il supporto di Claudio Giacomazzi (violoncello), Fabio Crespiatico (contrabbasso), Alessandro Lupo Pasini (pianoforte e arrangiamenti musicali), le coreografie di Denny Lodi e le letture di Fiorenzo Gnesi, tra le quali spicca la citazione di un operatore sanitario, che riferendosi ai quei drammatici giorni ha ricordato l’importanza del “prendersi cura di tutti e di ciascuno”.

Mantenere vivo quello che è successo per mantenere e rafforzare la speranza, in un filo conduttore che fortifica i sentimenti, nello spettacolo fatto da parole, musiche, immagini e danze. È stato questo che ha guidato il Galmozzi, come specifica il suo presidente Nino Antonaccio: “Un libro che nel titolo racchiude le parole di una frase estratta da una lettera che ci è arrivata nella primavera 2020 – commenta Antonaccio – e partendo da quelle parole abbiano strutturato questo spettacolo, perché il Centro Galmozzi ha la mission della raccolta della memoria e del presente, che diventerà memoria”. Nella parte finale, sul palco per i saluti oltre a Nino Antonaccio, il sindaco Fabio Bergamaschi, che si è complimentato “per la qualità della produzione artistica e per il mix riuscito di forme artistiche differenti, che ci ha immersi in un clima di ricordo e memoria, fondamentale per elaborare il lutto che la nostra comunità ha vissuto” e Felice Lopopolo, presidente del Galmozzi per 12 anni, per il quale il Centro ormai rappresenta “un marchio di qualità riconosciuto da tutti, come un bene prezioso di questo territorio”.

Tra le prossime iniziative del Centro, la conclusione del progetto “Nuovi percorsi della memoria”, che coinvolge Anffas Crema e Istituto Sraffa, e che dovrebbe essere presentato alla cittadinanza alla fine di ottobre.

Ilario Grazioso

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