Cronaca

Festa dell’Unità: presentazione
del libro di Paolo Barcella

Anticipando di qualche minuto l’arrivo della pioggia, si è svolto ieri sera presso l’area dibattiti della Festa de l’Unità, l’incontro con Paolo Barcella, storico dell’Università di Bergamo, che ha presentato il libro La Lega Una storia, Nodi dell’Italia Repubblicana, edito da Carocci. L’iniziativa ospitata alla Festa è stata voluta da Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, Cgil Cremona, Anpi e Arci. Un testo che, come è stato sottolineato nel corso della presentazione, parte dall’analisi della storia dell’ultimo partito tradizionale nato in Italia 40 anni fa, per allargare lo sguardo ed affrontare temi ed evoluzioni degli ultimi 40 anni di storia e comunicazione politica italiana. Ad introdurre la serata, il saluto della segretaria provinciale Cgil, Elena Curci, la quale ha ricordato come la stessa Cgil, sia stata tra le prime ad interrogarsi sul nascente successo della Lega, che dalle vallate del nord cominciava a raccogliere consensi tra la classe operaia e tra gli stessi iscritti Cgil.

Il dialogo con l’autore è stato condotto da Alessio Maganuco della Cgil e Imma Russo, docente di materie letterarie e vice presidente del Centro Galmozzi, per la quale il testo dello storico bergamasco, si presenta come un libro di facile lettura, nonostante il suo essere un testo specialistico: “Un testo facilmente approcciabile, sia per un pubblico di esperti, che per un pubblico più ampio, che ha il desiderio di conoscere gli ultimi 40 anni della storia italiana”, ha detto la vice presidente del Galmozzi.

Sollecitato dalle domande degli interlocutori, l’autore chiarisce le motivazioni che l’hanno spinto ad affrontare l’argomento, e ad indagare senza alcuna intenzione di fare propaganda politica, con la volontà di proporre una ricostruzione storica, circa le modalità di creazione del fenomeno Lega e la costruzione di una sub cultura politica del nord, utilizzando le fonti dell’epoca. Barcella chiarisce anche che il testo, dato alle stampe lo scorso dicembre è il frutto di oltre venti anni di lavoro e di studio. Venti anni nei quali lo stesso autore, già frequentatore delle Feste de l’Unità delle vallate bergamasche, territori di origine, si era accorto del declino di interesse dei cittadini verso queste proposte dei partiti di sinistra, e del crescente sviluppo delle feste della Lega, che iniziò così a frequentare per far interviste e raccogliere materiali, alla base della ricostruzione storica proposta nel testo. Ma cosa resta della Lega di quarant’anni fa, è stato chiesto: “È l’ultimo partito di massa della storia repubblicana, nato attraverso l’attività di militanza di base, un partito che si è dato una scuola di amministratori locali, puntando ad entrare nelle amministrazioni, e puntando anche su tutto l’armamentario antifascista, per far breccia tra i lavoratori del Nord”, osserva l’autore.

Poi dalla fine degli anni novanta, l’antifascismo si fa più sfumato, la Lega cambia pelle, e cambia anche il rapporto con i territori, dice l’autore, che ricorda le alleanze in qualche collegio anche con Casa Pound: tuttavia, ad una fase di apparente trionfo salviniano, segue poi il crollo verticale, ed ora si assiste ad una contrapposizione, evidenzia Barcella, tra coloro che restano fedeli ai principi della Lega degli esordi, su tutti, slogan che riprendono il Prima il Nord, che non accettano il passaggio al Prima gli italiani. Ma la Lega di oggi conclude lo storico, si pone in continuità con il suo passato, nella parte in cui si crea una comunità di riferimento, ponendosi come baluardo a difesa di quella comunità ideale. Dalla fase bergamasca, a quella regionale, poi la macro regione del nord e infine l’Italia: “Ci sono elementi di continuità, ponendo sempre prima qualcuno, un’azione finalizzata alla difesa dei membri della comunità di riferimento”. In altri termini, dice Barcella, la prospettiva è quella del difendersi da chi viene da fuori.

Altro tema proposto nel dialogo con Barcella è stato quello del nord, quale crocevia di migrazioni: l’autore ricorda come le vallate bergamasche e bellunesi, siano state terre di emigrazione tardiva, con i lavoratori che 60 o 70 anni fa andavano in Svizzera, Germania, Belgio per lavorare, territori dove il migrante, era soggetto di pura forza lavoro, la cui presenza in quei territori era garantita solo dal contratto di lavoro. Parte da lì l’analisi, perché chi andava a lavorare all’estero, senza il riconoscimento di diritti e spesso in condizione di sfruttamento, rientrava periodicamente in Italia, ma con il passare degli anni, il territorio settentrionale a sua volta, fu interessato da un’importante migrazione di cittadini meridionali, che dal sud si trovavano al nord, impiegati prevalentemente nei settori pubblici: cittadini e lavoratori che, a differenza dei migranti bergamaschi in Svizzera, Germania o Belgio, chiedevano e cominciavano ad avere il riconoscimento di diritti. Restando sul tema delle migrazioni, altro cambiamento di prospettiva della Lega, Barcella lo riconduce all’approvazione della Legge Martelli, che prevedeva forme di tutele per i lavoratori stranieri, ponendo agli occhi del partito che stava cambiando, l’ulteriore contrapposizione tra lavoratori italiani e migranti stranieri.

Ilario Grazioso

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