Pamiro, gli esami scientifici: non è
sangue la macchia nell'auto del prof
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Quella macchia scura trovata sul sedile posteriore dell’auto di Mauro Pamiro e della moglie Debora Stella e passata all’esame del Luminol, non è sangue. Dall’esame del Dna, inoltre, quella traccia, di natura biologica, non appartiene a Pamiro. Questi i primissimi risultati degli accertamenti scientifici effettuati dagli esperti incaricati di svolgere approfondimenti sul caso del 44enne musicista e professore di informatica al liceo Galilei di Crema trovato cadavere il 29 giugno del 2020 in un cantiere edile in via Don Primo Mazzolari. Martedì 12 luglio i consulenti avevano esaminato la Citroen C3 grigia di Mauro e della moglie, lei indagata per omicidio come atto dovuto, mentre in via Biondini, nell’abitazione della coppia, avevano effettuato solo un sopralluogo in quanto non c’erano le condizioni ambientali per procedere con il Luminol. L’esame vero e proprio sarà effettuato lunedì 25 luglio alle 18,30 solo in alcuni ambienti della casa.
Al caso stanno lavorando il biologo Pasquale Linarello, perito del giudice insieme a Oscar Ghizzoni, specializzato nei settori di tossicologia, esplosivi, infiammabili, balistica, dattiloscopia, il consulente della procura Roberto Giuffrida, responsabile della polizia scientifica di Milano, gli esperti nominati dagli avvocati Antonino Andronico e Gian Luigi Tizzoni: Luciano Garofano, biologo, e Marzio Capra, genetista, e per l’avvocato Mario Palmieri, legale della moglie di Pamiro, l’esperto Andrea Piccinini, responsabile del laboratorio di genetica forense dell’istituto di medicina legale di Milano.
Questi accertamenti segnano l’ultimo atto della vicenda, dopo che lo scorso gennaio il gip Giulia Masci non aveva accolto la richiesta di archiviazione del pm Davide Rocco e aveva ordinato nuove indagini, così come chiesto da Franco e Marisa Pamiro, i genitori di Mauro, che tramite i loro legali si erano opposti alla richiesta di chiudere il caso.
Per gli inquirenti, Mauro, ripreso da una telecamera mentre da solo si avviava scalzo verso il cantiere, si sarebbe arrampicato sull’impalcatura per poi cadere. O suicidio o incidente. Tesi a cui non credono i genitori del professore. Lo scorso 12 luglio, davanti al Commissariato di Crema, il papà di Mauro aveva mostrato una fotografia del cadavere di suo figlio, in particolare della testa, leggermente reclinata sulla destra. In mezzo alla fronte un grumo di sangue. Il fatto che la testa fosse reclinata è un particolare importante, per il padre. “Il sangue è simmetrico, cioè è uguale da una parte e dall’altra. Quando Mauro è morto era in posizione dritta, altrimenti il sangue sarebbe colato a destra, quindi significa che era in una posizione diversa da quella trovata. Vuol dire che è stato trasportato nel cantiere quando il sangue era già coagulato”.
Lo scorso primo giugno, nel laboratorio di Milano del biologo Linarello, erano stati effettuati i prelievi sul frammento di tegola sporco di sangue trovato accanto alla testa della vittima che riportava un piccolo foro in mezzo alla fronte. Per Franco Pamiro, qualcosa non quadra: “quel frammento di tegola avrebbe dovuto provocare un cuneo, non un foro”.
Dunque il 25 luglio gli esperti torneranno in via Biondini per spruzzare il Luminol nella casa, dopodichè si ritroveranno in laboratorio per esaminare quanto repertato. Tutti i risultati di questi ultimi accertamenti disposti dal gip saranno illustrati in un incidente probatorio fissato per il 7 ottobre.
Sara Pizzorni