La Regione vuole riaprire i tribunali
chiusi. "Errore aver tagliato Crema"
Riaprire i tribunali chiusi per garantire i diritti fondamentali di cittadini e imprese. Lo chiede il Consiglio regionale che nella seduta di oggi ha approvato una proposta di legge al Parlamento. Il testo prevede la possibilità per le Regioni di richiedere al Ministero della Giustizia, attraverso apposite convenzioni, il ripristino delle funzioni giudiziarie dei tribunali ordinari e delle procure della Repubblica nelle singole provincie dei loro territori.
Ciò in considerazione di determinati parametri complessi come l’estensione geografica in rapporto al numero degli abitanti, il tasso di densità delle imprese, le infrastrutture e i trasporti, i flussi dei procedimenti e i carichi di lavoro degli uffici giudiziari. Le spese di gestione e di manutenzione degli immobili che ospiteranno gli uffici giudiziari sono a carico della Regione, mentre quelle relative alla retribuzione dei magistrati, del personale amministrativo e della polizia giudiziaria devono rientrare nel bilancio dello Stato.
Dieci anni fa il Decreto legislativo del 7 settembre 2012 aveva proceduto a una riorganizzazione degli uffici giudiziari. Era accaduto anche nella nostra provincia, con il tribunale di Crema che il 13 settembre del 2013, dopo il no alle richieste di Crema e di altri 30 tribunali in Italia di rivedere la decisione, aveva chiuso i battenti, accorpandosi al tribunale di Cremona.
Per il cremonese Federico Lena, consigliere regionale leghista, l’approvazione della proposta di legge parlamentare sul ripristino delle funzioni giudiziarie dei tribunali, “è un buon risultato, che è la naturale prosecuzione di un lavoro iniziato alcuni anni fa nel dibattito parlamentare, quando come Lega abbiamo provato ad in dirizzare il Governo verso una riforma dell’organizzazione dei tribunali più equa e più vicina ai cittadini. Aver eliminato in passato diversi tribunali ed uffici del pubblico ministero, in nome della spending review, è stato un grave danno per il territorio”.
Lena ha citato proprio l’esempio cremonese: “il tribunale di Crema è stato chiuso nonostante interessasse un’area di oltre 150.000 persone. I disagi, negli anni, li hanno pagati sulla pelle i cittadini della provincia e gli addetti ai lavori, costretti a spostarsi al tribunale di Cremona, percorrendo anche 40-60 km”. “Queste chiusure”, ha sostenuto Lena, “hanno penalizzato i cremaschi e i lombardi, sia in termini di prossimità territoriale che dal punto di vista economico, azzerando di colpo tutto l’indotto che ruotava attorno a queste sedi giudiziarie. Ma non solo: la presenza fisica dei tribunali è sempre stata un deterrente per i criminali, come lo sono le questure e le carceri. Né va sottovalutata l’importanza della presenza fisica dei testimoni, che qualcuno vorrebbe delegare al mondo virtuale. Vedere una persona e parlarci è fondamentale per valutarne l’attendibilità. E c’è un ulteriore discrimine tra il civile, che è un processo prevalentemente scritto, e il penale, che si svolge non a caso oralmente. Chi vorrebbe far tutto via Internet racconta assurdità. Occorre ridare dignità ai processi. E questa proposta, con grande senso pratico, vuol mettere fine a queste storture, dando un ulteriore segnale di vicinanza delle istituzioni regionali ai cittadini lombardi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Lena, anche il consigliere regionale del Pd Matteo Piloni. “Oggi abbiamo votato una proposta di legge al Parlamento per riorganizzare la giustizia di prossimità, ripristinando alcuni uffici giudiziari che erano stati chiusi dieci anni fa, in un momento di grave emergenza finanziaria del nostro paese, per contenere la spesa pubblica. Quelle chiusure hanno creato, negli anni, non pochi disagi alle persone e alle imprese in diversi territori della nostra regione”.
“Oltre a chiedere al Parlamento e al Ministero di riaprire gli uffici giudiziari chiusi dieci anni fa”, ha proseguito Piloni, “la Regione Lombardia dovrebbe però impegnarsi a non far chiudere le sedi ancora aperte, agevolando quei comuni che ospitano gli uffici giudiziari là dove sono stati chiusi i tribunali, ma che fanno fatica a sostenerne le spese, per il personale e per il mantenimento della struttura. I fondi regionali per la giustizia di prossimità istituiti da Emilia-Romagna e Campania sono un buon esempio di iniziativa regionale per sostenere i comuni e garantire il servizio, presenteremo una proposta in questo senso nel prossimo assestamento di bilancio”.
Anche Marco Degli Angeli, consigliere pentastellato di Regione Lombardia, ha espresso “condivisione alla proposta di legge: comprendo la necessità di accorpare e tagliare i costi, laddove necessario. Ma la logica di razionalizzazione avrebbe dovuto guardare la singola fattispecie e non un taglio lineare come invece è avvenuto”. Anche Degli Angeli ha fatto riferimento al tribunale di Crema. “Un territorio vasto e peculiare come quello del cremasco all’interno della provincia di Cremona avrebbe dovuto seguire una ratio diversa: è infatti impensabile che tutto sia stato centralizzato a favore del capoluogo di provincia, con buona pace di chi, allora come oggi è parlamentare rappresentante del territorio e che, quando avrebbe potuto, preferì tacere e favorire un accentramento poco funzionale e campanilistico”.
“In molti casi”, ha concluso Degli Angeli, “è corretto non investire su edifici fisici, ma piuttosto su infrastrutture digitali per sviluppare il processo telematico. In molti altri casi, come ad esempio il tribunale di Crema dove le performance erano elevate e la struttura era strategica considerando le distanze che caratterizzano la nostra provincia, ritengo che la riapertura sia doverosa”.
Nel corso della seduta sono interventi i Consiglieri regionali Ruggero Invernizzi (Forza Italia), Roberta Mura (Lega), Federico Lena (Lega) e Jacopo Scandella (PD) che hanno espresso il loro voto favorevole alla proposta di legge e Marco Fumagalli (Movimento 5 Stelle) che ha dichiarato il suo voto contrario sostenendo la necessità di non investire su edifici fisici ma piuttosto su infrastrutture digitali per sviluppare il processo telematico.
Sara Pizzorni