Cronaca

Alloni: “Ex cava? Bene parlarne,
ma non ha senso fare denunce”

“È sempre bene parlarne, se non altro per ricordarci di non farlo più, ma non ha senso fare denunce”. La dichiarazione è di Agostino Alloni, sindaco di Pianengo a cavallo degli anni ‘70-’80, poi assessore a Crema e consigliere regionale fino al 2018.

“Nei giorni scorsi la stampa locale ha dato ampio risalto ad un esposto depositato presso i carabinieri della ‘forestale’ circa la presenza di discariche abusive nei pressi della ex Cava Alberti e ai confini con il comune di Pianengo. Il denunciante dice che lì, sotto terra, dentro dei buchi realizzati per cavare sabbia e ghiaia, ci hanno gettato rifiuti di ogni genere. Come spesso capita la notizia è stata inseguita dalla politica locale e, non poteva essere diverso, dai social. Si è gridato allo scandalo: ma come si fa a buttare rifiuti nel Parco del Serio per poi ricoprirli e lasciarli lì in eterno? Addirittura il Parco del Serio ha ora comprato buona parte di quelle aree”.

“È vero che sono stati sotterrati dei rifiuti in quella zona? Verissimo! Quello che stona è lo stupore che ne è derivato. Fino alla metà degli anni 80 i rifiuti urbani (e spesso, purtroppo, anche quelli speciali) venivano conferiti solo nelle discariche, non c’erano inceneritori e soprattutto non si facevano raccolte differenziate (a parte qualche piccolo comune, tipo Pianengo). E non c’era la consapevolezza ambientale e culturale di oggi. Fino all’inizio degli anni ‘70 ogni comune aveva una ‘sua’ discarica, poi sono arrivate quelle comprensoriali, come quella di Alberti, di Piacentini a Sergnano, a Rivolta d’Adda, Spino d’Adda. Quali erano le caratteristiche di queste discariche? Una sola: avere un buco da riempire! Non c’era una legge che dettasse le regole, a parte un Regio Decreto del 1938”.

“La prima legge di Regione Lombardia è del 1980 ( la numero 94 del 7 Giugno). Lì dentro, finalmente, si stabilivano le norme da rispettare per fare nuove discariche e come avviare la selezione dei rifiuti. L’attuazione ebbe bisogno di altri anni. E nel frattempo, attraverso ordinanze del sindaco e autorizzazioni in deroga di Provincia e Regione, si andò avanti a buttare rifiuti nelle ‘buche esistenti’”.

“Era giusto? Si poteva fare altro e meglio? La risposta è sì. Ma non fate di tutta l’erba un fascio. Io ero Sindaco di Pianengo, ero dentro il Consorzio Cremasco per la raccolta dei rifiuti (che metteva insieme tutti i comuni cremaschi); ero del Pci (le giunte come la mia erano 4 su 48) e quindi all’opposizione. Le scelte politiche di non realizzare discariche adeguate, di eliminare i cassonetti e procedere alla raccolta differenziata erano le nostre proposte, che arrivarono ad essere assunte, anche se molto in ritardo”.

“Nel frattempo i rifiuti urbani cremaschi andarono a finire nel bresciano, nel lodigiano e nel pavese. Il recupero delle discariche cremasche, e tra queste c’era Alberti, Sesini, Piacentini, quella di Rivolta ecc. fu realizzato con tanto di autorizzazione comunale, provinciale e, quindi, della Regione. Come? Buttandoci sopra una coltre di 80 cm di terra e mettendoci sopra gli alberi. E così fu fatto anche per la discarica di Ripalta Cremasca. Ripalta? Sì! Proprio lungo l’argine del Fiume Serio, di fronte al Ristorante che si trova nel breve tratto di ex Statale che da Crema arriva a Ripalta. Ma lì nessuno se lo ricorda”.

“E quindi? È sempre bene parlarne, se non altro per ricordarci di non farlo più, ma non ha senso fare denunce. Semmai andavano fatte 40 anni fa. Ora facciamo in modo di recuperare l’ex cava e discarica Alberti ad un uso pubblico compatibile con la vicinanza del Fiume, dei laghetti di cava e di un ambiente da rivalutare. La politica si dovrebbe occupare di questo. Specie in campagna elettorale.”

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