"Salve Mater", il concerto è una
celebrazione per San Domenico
In ritardo di quasi un anno a causa dell’emergenza sanitaria, ma con lo spirito intatto la Fondazione San Domenico ha celebrato l’ottocentesimo anniversario della morte del santo con un concerto ed elevazione spirituale in canto gregoriano a cura del coro svizzero More antiquo diretto da Giovanni Conti. A fare gli onori di casa nella splendida abside trecentesca il coro Marinelli diretto da Marco Marasco sulle note di Domine convertere di Bruno Bettinelli.
Poi un ricco repertorio pensato in un’ottica di “devozione appassionata e ammirazione per Maria”. Da Gaude felix all’Ave Maria passando per il Salve regina, la scelta di dedicare alla figura di Maria questo momento non è stata causale. “Questo appuntamento – hanno spiegato Conti e Marasco – si colloca nel mese mariano per eccellenza in una data, il 15 maggio, in cui nei primi secoli del Cristianesimo, veniva celebrata una festa in onore di Maria costituendo la base di una venerazione stratificatasi nel corso della storia e consolidatasi nel Medioevo anche grazie all’opera di San Domenico”. Sembra giusto ricordare anche che San Domenico dichiarò Maria co-fondatrice dell’Ordine dei frati predicatori, ovvero i Domenicani nella cui spiritualità la Madre del Salvatore ha ricoperto e ricopre una posizione preminente che li unisce al cuore e alla voce dei fedeli.
Il canto gregoriano che ha incantato i presenti “si muove nella sfera dell’intuizione e dell’emotività profonda”. Secondo Conti “non si lascia imbrigliare da schemi, si espande in ambiti inediti. La musica svolge una funzione di tessuto connettivo: una nota si congiunge ad un’altra all’interno di una melodia e sorregge le parole amplificando il senso tecnico dei vocaboli che il canto riesce a trasfigurare e rendere punti fermi e luminosi di un cammino spirituale”.