Truffa reddito cittadinanza, 29 arresti
Il gip: "Estrema pericolosità sociale"
Due degli ultimi cinque arrestati
risiedono nella nostra provincia
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Con gli ultimi cinque arresti, gli uomini della guardia di finanza di Cremona e Novara hanno chiuso il cerchio della maxi operazione culminata nel novembre scorso che ha consentito di disarticolare un’ associazione a delinquere capeggiata da romeni, tesa a favorire l’erogazione del reddito di cittadinanza a persone prive dei requisiti previsti dalla legge. I compiti e le funzioni all’interno del sodalizio criminale erano ben precisi e delineati. I promotori avevano il compito di procurare i documenti e i nominativi di propri connazionali che non avevano neppure mai messo piede in Italia.
Tali documenti venivano poi consegnati, tramite persone di fiducia, a titolari e dipendenti di Centri di assistenza fiscale e Patronati compiacenti i quali predisponevano e compilavano la falsa documentazione di supporto alla domanda. Complessivamente gli arresti sono stati 29. Già in 17, lo scorso mese di aprile davanti al gup di Milano Lidia Castellucci, hanno patteggiato pene comprese tra 1 anno e 10 mesi e 3 anni e 10 mesi.
Gli ultimi a finire nella rete dei militari della finanza di Cremona, guidati dal colonnello Cesare Maragoni, e dai colleghi di Novara, su disposizione del gip del tribunale di Milano Teresa De Pascale, sono stati due egiziani di 32 e 37 anni residenti a Milano, un 36enne milanese, un 22enne romeno residente a Crema con alle spalle precedenti per truffa, e un 23enne romeno residente a Cremona con precedenti per ricettazione, percosse, violenza privata e furto aggravato, reati commessi anche quando era minorenne.
Secondo l’accusa, i cinque nuovi arrestati, tra l’aprile del 2020 e il novembre 2021, in concorso, hanno presentato 208 istanze di reddito di cittadinanza e 311 di reddito di emergenza a romeni non residenti in Italia. La somma ricevuta illecitamente dai falsi beneficiari si aggira sui 700 mila euro. Due degli egiziani arrestati erano i titolari di Caf, ai quali i due romeni procuravano la documentazione per ottenere, in maniera illecita, i contributi previsti delle due misure di sostegno.
Tutto il gruppo, in poco più di un anno, ha provocato un danno all’erario di oltre 21,5 milioni di euro, presentando oltre 10.000 domande di reddito di cittadinanza sprovviste dei requisiti indicati dalla legge.
Dalle indagini, come sottolinea il gip, “emerge la piena e sicura riconducibilità in capo agli indagati, delle plurime e reiterate truffe aventi ad oggetto l’indebito ottenimento del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza in favore di un elevato numero di soggetti romeni privi dei requisiti richiesti. L’esito delle operazioni di perquisizione e sequestro, l’analisi della documentazione cartacea e telematica e l’analisi forense dei dati estrapolati dai telefoni cellulari in sequestro, corroborano pienamente l’ipotesi investigativa anche a carico degli ultimi indagati, i quali hanno agito secondo un modus operandi analogo e perfettamente coincidente con quello riscontrato a carico degli altri destinatari delle misure cautelari già applicate, consistente nell’associazione di più nominativi, spesso fittizi, di soggetti di nazionalità romena a medesime residenze ed utenze telefoniche ai fini della richiesta di istruzione di plurime pratiche per l’ottenimento del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza, in assenza dei requisiti necessari, in cambio del corrispettivo di una somma di danaro non dovuta, ottenendo indebitamente il beneficio ai danni dell’erario”.
Per il giudice, “le specifiche modalità e circostanze dei fatti depongono in senso del tutto negativo in ordine alla personalità dei soggetti sottoposti ad indagini. L’estrema pericolosità sociale, dimostrata dalla natura dei reati posti in essere, dalla sistematicità e dalla continuità delle condotte illecite realizzate, risulta incontrovertibilmente provata. Tale giudizio, pertanto, si riflette in termini di concretezza e specificità sull’evidente pericolo di reiterazione di reati, con evidenza rafforzata dalla straordinaria capacità criminale del gruppo di riferimento. Le consolidate e reiterate modalità della condotta rivelano una peculiare proclività a delinquere, un’allarmante disinvoltura nella realizzazione dell’attività criminosa e un totale disprezzo per le istituzioni”.
Le indagini hanno consentito di accertare che le attività illecite si sono protratte in un lasso temporale che decorre dal 2020 e si è sviluppato per tutto il 2021.
Sara Pizzorni