Cronaca

Il lavoro che c'è: 200 posti per cuochi
e camerieri, ma nessuno si presenta

Il presidente Fipe Confcommercio Alessandro Lupi: "Con sussidi e reddito di cittadinanza, il Governo ha incentivato il lavoro in nero. Il lavoro c'è, fortunatamente sta tornando, gli imprenditori sono pronti ad assumere con contratti regolari, ma la gente preferisce stare a casa, e magari lavorare nei fine settimana in maniera irregolare"

Mancano camerieri e cuochi nei ristoranti e nei bar, una situazione paradossale pensando alla fame di lavoro che c’è in giro e al fatto che proprio questo settore sta vivendo da anni un vero e proprio boom nelle città italiane. Il problema si fa sentire anche a Cremona, dove sono circa 200, in tutta la provincia, i posti di lavoro che sarebbero disponibili, ma non trovano copertura. A Milano lo chef Filippo La Mantia ammette di aver fatto 80 colloqui  nelle ultime settimane a giovani tra i 18 e i 24 anni per  posti di personale di sala nel suo nuovo ristorante al Mercato Centrale, e di non aver trovato nessuno disposto a lavorare fino a mezzanotte o nei week end.

A Cremona il problema, in piccolo, è lo stesso, a sentire Alessando Lupi, presidente Fipe Confcommercio: “Non si trova gente, soprattutto in cucina, cuochi e aiuto cuochi e poi anche in sala. La situazione è drammatica. I motivi sono tanti. Il primo lockdown, nel 2020 ha dato una mazzata terribile. Gente di una certa esperienza ha cambiato totalmente lavoro, anche per la possibilità di stare a casa la sera e non c’è stato un cambio generazionale.

L’altro problema viene da Roma: c’è gente che preferisce stare a casa e percepire il reddito di cittadinanza o la disoccupazione. Questo sta creando grossi problemi alle assunzioni. Oggi ci sono circa 200 posizioni aperte in provincia, a livello nazionale sono circa 100mila: possibili assunzioni che non vanno in porto perchè la gente non ha voglia di affrontare questo tipo di lavoro oppure prende sussidi.

“Un collega lombardo mi ha riferito di avere offerto un contratto regolare a un cuoco, che ha rifiutato,  perchè avrebbe perso la Naspi. Ecco, persone come queste poi vanno a lavorare in nero. Noi siamo con le spalle al muro, il Governo ha incentivato il lavoro in nero con questi sussidi. Il lavoro c’è, fortunatamente sta tornando, gli imprenditori sono pronti ad assumere tante persone con contratti regolari, non fasulli, come qualcuno pensa, eppure la gente preferisce stare a casa. Oppure si viene ad offrire per i week end, purchè in nero”.

E come se ne esce? Promuovendo una cultura di impresa: “Come Fipe Confcommercio siamo in contatto con Cr Forma, abbiamo appena promosso una collaborazione tra scuola e imprenditori, speriamo che porti qualche frutto, per ora non se ne vedono ancora, si sta lavorando a medio lungo termine”.

Il problema dei dipendenti lo porteremo avanti ancora per qualche anno, soprattutto in una città come Cremona “che non ha una cultura della ristorazione, dei bar, degli alberghi. Siamo una città con poco turismo, non abbiamo una base di popolazione che vuole intraprendere questo lavoro. Noi come associazione ci stiamo provando a invertire la rotta promuovendo delle iniziative, ad esempio allestiremo uno stand nei Giovedi d’Estate dei prossimi mesi per invogliare i ragazzi giovani, ma anche persone di una certa età, ad intraprendere questo mestiere. Speriamo”. gbiagi

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