Cronaca

Interclub Rotary
con il ricercatore Carabelli

Nell’ultima conviviale del Gruppo Gerundo dei Rotary Club, Crema, Cremasco San Marco, Pandino Visconteo, Rivolta d’Adda e Rotaract Terre Cremasche, ospite il ricercatore cremasco Alessandro Carabelli, reduce dalla cerimonia romana dello scorso febbraio, nella quale ha ricevuto la Paul Harris Fellow, nell’ambito di un evento di premiazione degli italiani che si sono resi protagonisti all’estero.

Nell’intervento di presentazione, Antonio Agazzi presidente Rotary Crema, ha parlato dell’interclub come dell’occasione di un momento di amicizia e condivisione rotariana, che sottolinea il rapporto collaborativo tra Rotary e Rotaract del territorio, animati dal comune desiderio di unire le forze. Agazzi ha poi elencato i service realizzati: dalla giornata di sensibilizzazione “end polio now”, al service che ha coinvolto i Rotary del Gruppo Gerundo, nella gestione di una linea vaccinale che ha impegnato circa 23 volontari, tra medici, infermieri e amministrativi rotariani, e che ha consentito di eseguire circa 7500 vaccinazioni.

Altro service importante quello relativo ai laboratori di arteterapia per i pazienti affetti da Parkinson, ai quali sono stati assicurati un ciclo di 8 lezioni, al concerto di raccolta fondi per l’Ucraina, che si è svolto qualche settimana fa al San Domenico, il cui ricavato, circa 8 mila euro, è stato devoluto ai profughi Ucraini in arrivo su questo territorio. Infine, l’anticipazione sul prossimo appuntamento, domenica 8 maggio, con il Rotary Day, nell’ambito del quale verranno donate piante aromatiche alle mamme, per veicolare un messaggio positivo che si inserisce nel focus area ambiente.

L’ospite della serata, Alessandro Carabelli, coordinatore di un team che a Cambridge ha sequenziato la prima variante del covid, è intervenuto parlando della sua esperienza scientifica e di quanto sia importante la collaborazione, capace di portare alla costruzione di un mondo migliore. Emozionato per la consapevolezza di aver contribuito ad un progetto che ha avuto un impatto reale e di particolare rilievo in questa fase complicata per il pianeta, Carabelli si è poi soffermato sul futuro e sulle varianti del virus, che tenderanno a mettersi insieme.

“La pandemia avrebbe potuto avere effetti ancora più negativi, senza la scienza e le vaccinazioni” ha detto il giovane ricercatore, che poi ha offerto una serie di scenari possibili nel breve periodo: dall’estinzione del virus, al global eradication, com’è stato per il vaiolo, ad un virus che invece circola, ma non fa danni, se si attivano vere e proprie misure draconiane, all’endemicità, un mix di immunità e atteggiamento precauzionale, per poter convivere con il virus.

Le prospettive per il futuro sono diverse per Carabelli: da quella ottimista, secondo la quale la variante Omicron è più trasmissibile, ma i vaccini proteggono e si arriva alla fine pandemia; quella pessimista, Omicron è pericolosa, e ospedali di nuovo al collasso. E poi la prospettiva fatalista, secondo la quale, Omicron può essere rappresentata come un incendio che si sviluppa laddove l’erba è secca, quindi tutti alla fine dovranno prendere il covid, secondo questa prospettiva, manteniamo le restrizioni e accettiamo la convivenza. “Noi siamo spettatori della nostra storia – ha aggiunto Carabelli – però, dobbiamo imparare da quello che abbiamo vissuto, e verificare come si comportano le varianti”.

Il giovane ricercatore cremasco ha chiuso il suo intervento con qualche aneddoto personale, riprendendo la sua esperienza di ricerca, prima a Nottingham, poi a Cambridge, parlando della volontà di mettersi al servizio degli altri nella situazione drammatica della prima fase della comparsa della pandemia, ma avendo ben chiaro un insegnamento: “Ciascuno deve contribuire secondo le proprie competenze”.

Ilario Grazioso

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