Morte di Vasile, l'imputato: "Mai
pensato di aver investito qualcuno"
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“Quella sera avevo trascorso la serata a Crema, poi ho preso la macchina per tornare a casa. Ho superato la discoteca Magika, dopodichè non ho più memoria di quel che è successo. Mi sono addormentato. Quando mi sono svegliato ero convinto di aver urtato il guard rail. Era buio, non ho pensato di aver investito qualcuno. Poi sono ripartito e una volta tornato a casa sono andato a dormire”.
E’ il racconto di Edgar Lucca, 27 anni, peruviano di nazionalità italiana con residenza a Pandino, a processo per omicidio stradale e fuga per la morte di Petrisol Vasile Cioroaba, 18enne nato in Romania ma residente a Palazzo Pignano, investito e ucciso la notte tra sabato 31 agosto e domenica 1 settembre 2019. Era a piedi ed era appena uscito dalla discoteca Magika di Bagnolo Cremasco dove aveva passato la serata con alcuni amici.
Il 2 settembre del 2019, 36 ore dopo averlo investito con la sua Punto sulla strada bassa che porta verso Scannabue, l’imputato aveva chiamato i carabinieri, facendo ritrovare il 18enne ormai senza vita. “Quella strada”, aveva spiegato in aula il luogotenente Gerardo Giordano, comandante della Stazione dei carabinieri di Pandino, “era già stata battuta dai familiari e dagli amici della vittima durante le ricerche, ma nessuno aveva visto il corpo, finito nella vegetazione a circa 3/4 metri di distanza dal guard rail. La morte risaliva a due giorni prima”.
Oggi, davanti al giudice, incalzato dal pm onorario Silvia Manfredi e dall’avvocato Francesco Maria Nucera, parte civile per i genitori di Vasile, Edgar ha sostenuto di non essersi accorto dei gravi danni che aveva riportato la sua auto. “Non si vedeva nulla”, ha detto il giovane. “Mi sono fermato dieci minuti, il reale danno l’ho visto il giorno dopo”.
L’auto, come aveva già riferito il luogotenente Giordano, era praticamente distrutta: una ruota era scoppiata, la parte anteriore del paraurti, un faro, parte del cofano e il parabrezza danneggiati, e l’airbag dalla parte del passeggero esploso. Sul luogo dell’incidente erano stati trovati frammenti di carrozzeria, del faro e del paraurti, tracce di striscio sul guard rail e tracce ematiche sul parabrezza. “Sulla parte anteriore della Punto si vede chiaramente la figura di Pietro”, ha sostenuto a sua volta l’avvocato d parte civile.
In aula, Edgar ha giurato di non essere stato ubriaco e di non aver assunto sostanze stupefacenti. “Avevo bevuto un paio di birre qualche ora prima”, ha ricordato. “Ma ero lucido”. Alle 3,48 di quella notte il giovane aveva inviato un messaggio whatsapp alla sua fidanzata. “Ho fatto un casino”. Per l’accusa e la parte civile, è la prova che si era accorto di avere investito una persona. “Quella frase era riferita alla macchina”, ha invece sostenuto l’imputato.
Il giorno dopo l’incidente, Edgar ha detto di essere rimasto in casa, mentre il lunedì aveva visto tramite i social che Vasile era scomparso e che erano in corso le ricerche. La famiglia, non vedendolo rientrare, aveva allertato i carabinieri. In tanti avevano cercato Vasile, da tutti chiamato Pietro. I genitori, tutta la comunità romena, gli amici. La zona era stata passata al setaccio dai militari, ma il corpo non si vedeva. Era nascosto nell’erba giù nella scarpata.
L’unico ad indicarne la posizione era stato l’imputato. “Vasile lo conoscevo di vista”, ha detto Edgar. “Veniva qualche volta a Pandino a giocare a calcio. Quel sabato sera l’avevo visto a Crema, e per questo, quando ho letto sui social che lo stavano cercando, mi sono incuriosito. Sua madre aveva scritto che era stato visto fare la strada del Magika a piedi da solo”. Una frase, quest’ultima, contestata sia dall’accusa che dalla parte civile. Pm e avvocato hanno infatti sostenuto che la madre di Vasile non sapeva che il figlio stesse tornando a casa a piedi.
Quel lunedì, Edgar era tornato sul luogo dell’incidente. “Mi sono affacciato ad di là del guard rail e ho visto il corpo del ragazzo. A quel punto ho chiamato prima mio padre e poi i soccorsi”. “Non avrei mai potuto far finta di niente per un giorno e mezzo”, ha aggiunto l’imputato. Per l’avvocato Nucera, invece, il ragazzo “ha mentito dall’inizio alla fine”.
La vittima era stata caricata sul cofano della Punto e sbalzata in avanti oltre il guard-rail, andando a cadere nella banchina erbosa a destra della carreggiata. L’autopsia aveva stabilito che Vasile, che aveva riportato gravissime lesioni craniche, era morto sul colpo.
La prossima udienza, fissata per il 16 novembre, saranno sentiti i consulenti.
Sara Pizzorni