Cronaca

Alleanza contro la Povertà,
l'identikit dei poveri di oggi

“Con figli, giovani, più al sud ma in crescita anche al nord, donne e stranieri”, questo l’identikit dei poveri di oggi secondo Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza contro la Povertà, ospite martedì sera della Lista Civica CremaLab.

Interessante lo spaccato reso da Rossini, due presidenze provinciali di Acli Brescia ed una nazionale alle spalle e forte dell’ attuale ruolo di portavoce dell’Alleanza Contro la Povertà in Italia.

Nata alla fine del 2013, l’Alleanza mette insieme 35 organizzazioni sociali che hanno deciso di unirsi per contribuire alla costruzione di adeguate politiche pubbliche contro la povertà assoluta nel nostro Paese.

Una simile esperienza non era mai stata costruita in Italia, dove per la prima volta un numero così ampio di soggetti sociali ha dato vita a un movimento per promuovere adeguate politiche contro la povertà nel nostro Paese, con lo scopo di rispondere al diffondersi di questo grave fenomeno unito alla consapevolezza che solo unendosi si può provare a cambiare qualcosa. Fra i fondatori dell’Alleanza, oltre al Forum Nazionale del Terzo Settore Acli, Action Aid, Anci, Azione Cattolica Italiana, Caritas Italiana, Cgil-Cisl-Uil, Comunità di Sant’Egidio, Confcooperative, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora , Fondazione Banco Alimentare ONLUS, Jesuit Social Network, Ali Autonomie, Save the Children.

Un’esperienza unica che ha consentito all’Alleanza non solo di svolgere un lavoro di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma anche di confrontarsi con le forze politiche e con le istituzioni, per indirizzare scelte favorevoli alla lotta contro la povertà.

Interessante l’excursus storico di Rossini sul “concetto” di povertà, in passato concepita solo con una accezione economica, per poi essere invece percepita, dalla metà degli anni ’80, nelle sue varie dimensioni e cause (solitudine, dipendenze, diseguaglianze) sino ad arrivare alla svolta impressa con la L.328/2000 (L.Turco) di riforma della assistenza sociale.

Una rivoluzione copernicana che promuove la territorializzazione del welfare, nella piena consapevolezza che l’azione sociale vada il più possibile adattata ai bisogni e alle esigenze delle comunità locali.

Su sollecitazione degli intervistatori, spunti interessanti anche sugli istituti del Reddito di Inclusione, introdotto dal Governo Gentiloni, e su quello di cittadinanza, varato con il governo Conte e, dopo qualche rimodulazione, ancora in vigore. Sicuramente uno strumento contro la povertà, se pure con una serie precisa di limiti, che Rossini ha elencato puntualmente, paradossale l’esclusione degli stranieri che, pure in regola con permesso di soggiorno, possono accedere a questa misura solo dopo 10anni di residenza in Italia.

Significativo evidenziare come nel corso della serata da parte dell’ospite, che non conosceva la realtà cremasca, siano emerse più volte espressioni come “welfare di comunità” e “coprogettazione sociale”, strategie e modi di operare nel sociale fortemente inclusivi e aperti all’apporto del Terzo Settore che a Crema sono realtà e pratiche già affermate da diversi anni, che confermano l’assunto della serata: le politiche di welfare devono investire le “intelligenze collettive” e richiedono azioni corali e condivise, lavoro di rete, alleanze strutturate di tanti attori sociali, del pubblico, ma anche dei cittadini, del terzo settore, del privato sociale, perché “il welfare non è del Comune, ma della città”.

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