Raptus di gelosia: "Io, colpito con
un fendente a orecchio e stomaco"
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Accoltellato all’orecchio e all’addome dall’amico Alfio Scimonelli. “Non mi sarei mai aspettato un reazione del genere”, ha raccontato oggi in aula Giovanni Lucchetti, 45 anni, cremasco, la vittima del tentato omicidio accaduto il 15 luglio del 2020 in via Martini a Crema, nel quartiere di San Bernardino. Sotto accusa c’è Scimonelli, 48enne pluripregiudicato cremasco, fidanzato storico di Sabrina Beccalli, la 39enne bruciata a Ferragosto del 2020 nella sua Fiat Panda nelle campagne di Vergonzana da Alessandro Pasini, assolto, il 29 ottobre scorso, dall’accusa di aver ucciso la donna e condannato a 6 anni per distruzione del cadavere e incendio dell’auto.
Per l’accusa, rappresentata in aula dal pm Chiara Treballi, Scimonelli aveva accoltellato Lucchetti perchè geloso di Sabrina. “Io e Alfio ci conosciamo da una vita”, ha raccontato Lucchetti, che attualmente vive in una comunità in provincia di Cremona. “Siamo cresciuti insieme. Quel giorno avevo incontrato Alfio e Sabrina che mi avevano invitato da loro a pranzo. So che i due si frequentavano. Con Sabrina, eravamo amici. Mi avevano chiesto di restare anche a cena, così verso le 16 io e Sabrina siamo usciti per andare al bar vicino a casa sua. Abbiamo comprato del vino, ma ci siamo anche fermati a bere qualcosa. Verso le 18,30 abbiamo preso la Fiat Panda di Sabrina per tornare a casa, e abbiamo visto Alfio a piedi venire verso di noi. ‘Scendi, perchè se no questo mi ammazza’, mi ha detto Sabrina, ma lui ha aperto la portiera dove ero io, dalla parte del passeggero, e mi ha sferrato prima un fendente all’orecchio e poi allo stomaco”.
In aula la vittima ha detto che tutto si era svolto nel giro di pochi secondi e di non aver visto l’arma con la quale Scimonelli lo aveva ferito. Ai giudici ha raccontato di aver visto l’imputato prendere per il collo Sabrina e di essersi allontanato in macchina con lei. “Avevo il sangue che zampillava dall’orecchio e la maglietta bianca sporca di sangue all’altezza dell’addome”. Lucchetti era riuscito a raggiungere il bar “Stati Uniti”, dove aveva chiesto aiuto. Era stato poi soccorso e portato in ospedale.
L’arma non è mai stata trovata. In aula ha testimoniato anche Marco Monti, il direttore generale dell’Asst di Crema che era stato chiamato come consulente il giorno dopo i fatti e di aver visionato le immagini della tac per verificare la presenza di lesioni agli organi. “Si trattava di una ferita da taglio”, ha dichiarato il medico, “compatibile con una lama, della profondità di 3/4 centimetri che ha raggiunto il peritoneo procurando una piccolissima lacerazione e l’entrata di qualche bollicina di aria. Al ferito erano stati praticati tre punti di sutura. Il giorno dopo volevamo sottoporre il paziente ad altri esami, ma lui, contro il nostro parere, ha voluto essere dimesso”.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 12 aprile per sentire i testimoni della difesa. L’imputato, assistito dall’avvocato Mario Tacchinardi, è detenuto nel carcere di Pavia proprio per il tentato omicidio di Lucchetti.
Sara Pizzorni