Politica

"La sanità che vogliamo"
secondo Crema Aperta

Ieri sera, giovedì 24 febbraio, Crema Aperta, lista civica che sostiene la candidatura a sindaco di Fabio Bergamaschi ha rinnovato l’impegno sui temi legati alla sanità nel territorio, promuovendo un incontro al quale ha partecipato il consigliere regionale di +Europa, Michele Usuelli, oltre ai medici cremaschi Claudio Ceravolo, Silvia Badocchi e Anna Maria Mancastroppa. Dopo il minuto di silenzio, quale espressione di solidarietà al popolo ucraino , l’ex parlamentare Franco Bordo ha introdotto l’incontro, moderato da Nancy Pederzani, ricordando la petizione popolare che chiede il potenziamento del Maggiore e la realizzazione della Casa di Comunità nell’edificio dell’ex tribunale, giunta a oltre 4600 adesioni e che si pone l’obiettivo delle 5mila.

Il primo ad intervenire è stato l’ex sindaco Claudio Ceravolo, oncologo, presidente della Ong, COOPI: “Non è un esercizio intellettualistico guardare indietro” ha esordito il medico cremasco, ripercorrendo le tappe di un’impostazione della sanità lombarda, che secondo l’ex sindaco, negli anni dei governi di centro destra ha preferito promuovere l’ampliamento dell’offerta, limitando fortemente i servizi sul territorio, i cui effetti si sono manifestati quando due anni fa è comparsa l’emergenza covid.

Per il consigliere regionale Usuelli, un passato alla Mangiagalli ed un presente al Pirellone, con un impegno quotidiano sui temi sanitari, in Lombardia le tante risorse stanziate per la sanità si spendono male: “Nei trent’anni di destra è mancata l’analisi sui bisogni dei cittadini e lo studio epidemiologico dei dati, rendendo difficile pianificare nel lungo periodo. Non sono contro il privato di qualità – ha aggiunto Usuelli – ma da Formigoni in poi, qui è mancata la governance”. Senza contare le difficoltà che incontrano i cittadini quando hanno a che fare con il sistema di prenotazione delle diverse prestazioni: rivolgendosi al candidato a sindaco, Usuelli ha esortato i primi cittadini a chiedere che le diverse piattaforme informatiche utilizzate per la prenotazione degli esami, finalmente possano essere tra loro in comunicazione.

Parlando dell’utilizzo ottimale delle risorse, spesso sottratte al pubblico in direzione del privato convenzionato, che sceglie di impiegarle per le specialità più remunerative, la radiologa Mancastroppa, è partita dall’interrogativo su cosa chiedono i cittadini al sistema sanitario: dal problema dell’eliminazione delle lunghe attese per gli esami, ai medici di base, ai quali si chiede di poter tornare a visitare i pazienti nelle case. Quanto ai medici, la dottoressa Mancastroppa ha evidenziato l’eccessiva burocrazia che travolge e limita il quotidiano, sottraendo tempo prezioso alle attività di diagnostica e rapporto con il paziente. Tornando sulla Casa di Comunità, la neuropsichiatra Silvia Badocchi, esprime preoccupazione rispetto a chi dovrà andare ad operare, ed in che modo potrà farlo, mettendo l’accento sull’importanza delle parole utilizzate nei provvedimenti adottati dalla regione e sulle risorse sempre deficitarie per le patologie croniche e per i fragili. L’ex responsabile del servizio cittadino di Neuropsichiatria infantile, cui centinaia e centinaia di bambini ed adolescenti si rivolgono, cita anche le difficoltà dovute alla carenza di risorse umane in grado di far fronte alle richieste delle famiglie, ancor più per una fascia d’età delicata, per la quale la pandemia ha acuito le problematiche.

Tra una critica e l’altra alla recente riforma sanitaria targata Moratti, non impugnata dal Consiglio dei Ministri, ma sulla quale importanti rilievi sono stati fatti, la conclusione non poteva che toccare a Fabio Bergamaschi, per il quale le 218 Case di Comunità previste da regione Lombardia grazie ai fondi del Pnrr, non sono adeguate alle necessità dei territori. E sulla Casa di Comunità, che a Crema dovrà essere collocata in via Gramsci: “La regione ha deciso, ma lì non va bene, è un’area mercatale per quattro giorni alla settimana, non ci sono parcheggi, ci sarà necessità di trovare posto agli uffici attualmente presenti – ha affermato Bergamaschi – e la struttura dell’ex tribunale è invece disponibile, ma la regione dice no”.

Ilario Grazioso

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