Omicron fa paura, Vezzosi: "Qui
nessun caso ma controlli elevati"
La variante Omicron del Coronavirus, sequenziata il 9 novembre in Sudafrica e apparsa nei giorni scorsi anche in Italia, fa paura anche nel Cremonese, dove sono già partite le indagini per capire se vi possano essere stati contatti degni di nota. Il responso di Ats ValPadana, per ora, è negativo, ma l’allerta è alta.
“La preoccupazione c’è a tutti i livelli perché questa variante in breve tempo è stata classificata come variante Voc (Variants of concern), perché presenta 32 mutazioni ed è quindi quella più lontana dal virus classificato per la prima volta in Cina” spiega il dottor Luigi Vezzosi, dirigente medico dell’Uos Prevenzione Malattie Infettive dell’Ats ValPadana. I criteri che definiscono una Voc sono: rischio di maggiore trasmissibilità, di maggiore virulenza e aggressività dal punto di vista clinico e la capacità di sfuggire all’immunità anticorpale sia naturale che indotta dai vaccini.
“Al momento rispetto a questi tre possibili impatti è stata evidenziata maggiore trasmissibilità in Sudafrica, dove c’era però un quadro particolare, essendoci un basso numero di casi di Delta” spiega ancora Vezzosi. “Vi sono studi in corso per capire l’eventuale escape dall’immunità. Per ora non sono stati individuati particolari sintomi che la possano differenziare dalle altre varianti, ne una maggiore aggressività clinica”.
Ovviamente l’allerta è massima: dal 26 novembre è in vigore l’ordinanza dal Ministro della Salute che vieta l’ingresso in Italia per chi è stato in Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Malawi, Mozambico, Namibia, Eswatini.
L’Ats ValPadana sta quindi lavorando alacremente, “abbiamo fatto, da subito, una verifica sulla presenza di eventuali registrazioni di cittadini di Ats entrati in Italia da queste nazioni, ma negli ultimi 14 giorni non ne risultano. Abbiamo tuttavia allertato tutti i contact tracer affinché verifichino se vi siano stati ingressi non registrati sul nostro portale”.
A questo si affianca un ulteriore lavoro disposto da un’altra circolare ministeriale secondo cui è importante genotipizzare i casi sospetti. “Ne è stato individuato uno a Milano e dunque non si può escludere che ve ne siano altri. Per questo dobbiamo fare un contact tracing più aggressivo, con quarantena obbligatoria e tampone al giorno zero e al decimo, ma anche andare a verificare a ritroso i contatti avuti dal soggetto negli ultimi 14 giorni in caso di positività alla nuova variante”.
Insomma, vietato abbassare la guardia, soprattutto se si pensa che si stanno trovando casi positivi in molti Paesi europei, oltre che in Israele e Australia.
Continua anche il monitoraggio della pandemia: “I casi positivi sono in aumento e con essi le ospedalizzazioni” commenta Vezzosi. “E’ importante quindi aderire alla vaccinazione e fare la terza dose perché l’effetto della seconda in alcuni casi sta svanendo. Ricordiamo che essa è protettiva soprattutto nei confronti dell’ospedalizzazione e dei quadri gravi. Del resto studi confermano che nei soggetti non vaccinati il rischio di finire in terapia intensiva è di 12 volte più alto che nei vaccinati”.
In questo marasma, molti si chiedono se questa pandemia rischia di diventare endemica. “E’ difficile fare previsioni sul futuro” conclude Vezzosi. “Ci sono esempi anche in Italia dove quasi il 100% della popolazione è vaccinata e la circolazione del virus è quasi azzerata, ma sembra complicato ottenere uno scenario da covid zero ovunque. E’ però importante bloccarlo il più possibile e soprattutto fermarne le mutazioni. Per questo è fondamentale non solo che gli italiani si vaccinino, ma che si facciano i vaccini anche in altri continenti, per evitare lo sviluppo di altre varianti”.
Laura Bosio