Cronaca

L'ultimo saluto a Stefano Cerullo:
2000 persone in piazza a San Carlo

Gli striscioni degli amici. Uno, tra tutti: "Sei la storia più incredibile che conosco"

A volte sorridi, a volte è più dura. Oggi è stata dura. E’ stata dura per Veronica, Vito e Adriana. E’ stata dura per Fabio e i ragazzi del quartiere, per la famiglia del Be Happy e per gli ultras. L’addio a Stefano Cerullo ha visto 2000 persone, unite, in amicizia, a ricordare un ragazzo con la testa per il mondo e i sogni mai nel cassetto, ma ben visibili sul comodino.

Il corteo, partito dall’incrocio di via Indipendenza, ha accompagnato il carro funebre fino alla chiesa di San Carlo, in un silenzio che si è rotto solo per urlare al cielo, per far sentire a Stefano, un ultimo coro, cantato dalla curva dell’Atalanta, da quella del Pergo e dalle altre rappresentanze arrivate da più parti d’Italia.

Sul sagrato gli amici più cari hanno preso in spalla la bara e l’hanno portata all’altare. Troppo piccola la chiesa del quartiere per contenere la folla. Non tutti riescono ancora a realizzare pienamente che Stefano, per davvero, non c’è più. Che non riceveranno i suoi messaggi, il suo saluto da dietro il bancone del Be Happy, i sorrisi alle partite di calcio. Stefano, gli amici, li aveva abituati ai miracoli.

Al termine della funzione, celebrata da don Francesco Ruini, ha preso parola il parroco storico di San Carlo, don Luciano Cappelli, con il quale Stefano è cresciuto, insieme a quella immensa compagnia di giovani di ogni età, che proprio lui era riuscito ad aggregare. “Stefano ha lasciato un segno nella mia vita – ha detto don Luciano – Tutti oggi dobbiamo comprendere che vivere significa camminare sulle strade del mondo, aperti al sorriso e al pianto dei nostri fratelli. E’ l’infinita pazienza di continuare a sperare. Questa è stata la vita di Stefano”.

All’uscita del feretro gli ultras hanno accesso i fumogeni rossi. Un ultimo lungo applauso e l’immagine immortale di ciò che resta alla fine della vita di Stefano: l’amore.

Come detto, gli amici li aveva abituati ai miracoli. Uno, il più grande, gli è riuscito: insegnare a un numero immenso di persone come si vive pienamente.

Ambra Bellandi

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