Cronaca

Afghanistan, successo per
l'incontro a Ripalta Cremasca

 “La democrazia non si regala ma si conquista”. Basterebbe questa affermazione pronunciata  a inizio serata, nella palestra comunale di via Roma, per svelare l’illusione o grande fraintendimento sottostante la missione, durata 20 anni, di voler esportare i valori occidentali in una terra e in una popolazione, quella afgana, che quei valori non riconosce semplicemente perché non le appartengono. 

 Toni Capuozzo, giornalista e scrittore, invitato dal sindaco di Ripalta Cremasca, Aries Bonazza, all’interno della rassegna Autunno Ripaltese, ha raccontato con l’occhio disincantato e senza pregiudizi di chi quel Paese ha seguito e conosciuto come inviato di guerra, gli ultimi 20 anni della storia dell’Afghanistan sotto il dominio delle forze alleate intercontinentali.

“Non era diventato un paradiso l’Afghanistan” ha detto ai giornalisti  Paolo Gualandris del quotidiano La Provincia e don Giorgio Zucchelli del settimanale Il Nuovo Torrazzo che l’hanno intervistato. Ad ascoltarlo, sugli spalti, un pubblico attento e numeroso che ha potuto accedere alla palestra solo dotato di green pass. 

 “Il burqa c’e’ sempre stato anche quando i talebani non erano al potere e mai è mancato quel modo di intendere la religione e la società tipico del mondo islamico e proprio anche degli afgani. 

I talebani sono la versione più estremista di una prepotenza maschile diffusa che vede la donna fonte di provocazione e tentazione. Pertanto meglio non scoprire alcuna parte del suo corpo. Poiché l’uomo non è in grado di controllarsi meglio eliminare l’occasione di peccato, quindi la donna, che di fatto non esiste”.

“La missione americana e degli alleati, che aveva lo scopo di esportare i principi democratici – ha proseguito il giornalista e conduttore televisivo – è fallita perché la religione e la cultura del popolo afgano sono molto distante dalle nostre se non addirittura in conflitto. La salvezza, per l’Islam, non passa dalla libertà e persuasione ma dalla sottomissione. Il martire non é colui che dà la vita per salvare  gli altri, come per i cristiani, ma colui che si uccide per  colpire il maggior numero di infedeli. Quindi nessuno stupore se l’esercito afgano non ha opposto resistenza ai talebani che hanno annunciato la presa di Kabul. La piu’grande qualità del popolo afgano è l’arte  della sopravvivenza. E’ un popolo duro che è sopravvissuto a qualsiasi bandiera e potere. E lo farà ancora”.

Sabrina Grilli   

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