Cronaca

Sabrina, il pm: "E' omicidio"
Per Pasini chiesti 28 anni

Per la procura, Sabrina Beccalli, la 39enne bruciata a Ferragosto del 2020 nella sua Fiat Panda nelle campagne di Vergonzana, a Crema, è stata uccisa. L’autore del delitto è il 46enne cremasco Alessandro Pasini, nei cui confronti il pm ha chiesto la condanna a 28 anni di reclusione (condanna a 30 anni per omicidio più 12 anni per gli altri reati. In totale, 42 anni più lo sconto di un terzo per il rito abbreviato).

Davanti al giudice per l’udienza preliminare Elisa Mombelli, il pm Lisa Saccaro ha ritenuto l’imputato colpevole di omicidio volontario, incendio con pericolo per l’incolumità pubblica, distruzione di cadavere e crollo di edificio.

L’avvocato difensore Sperolini

Pasini, detenuto a Monza, è processato con il rito abbreviato, che non è concesso per gli omicidi. In questo caso è la procura che lo contesta, ma sarà il giudice a dover decidere (la sentenza sarà pronunciata il prossimo 29 ottobre). Il 46enne cremasco, difeso dagli avvocati Paolo Sperolini e Stefania Amato, ha infatti solo ammesso di aver bruciato il cadavere. Nella notte tra il 14 e il 15 agosto del 2020 lui e la Beccalli si erano incontrati nella casa della ex compagna di Pasini per consumare droga. Nell’abitazione di via Porto Franco, a detta di Pasini, Sabrina sarebbe morta per una overdose e non per mano sua. Dalle condizioni dei resti della vittima, non è stato possibile accertare con esattezza dinamica e cause della morte.

Per la procura, invece, il 46enne aveva condotto Sabrina in quell’appartamento per avere rapporti sessuali. Dopodichè, in seguito ad una lite, lui ne aveva provocato la morte “con modalità violente”. In seguito il presunto omicida aveva caricato sulla Fiat Panda il cadavere della vittima, dando fuoco all’automobile per occultare le tracce del delitto. Sempre con l’intento di cancellare le tracce, aveva anche cercato di far saltare in aria l’appartamento di via Porto Franco, tagliando il tubo di conduzione del gas della caldaia, provocando un incendio e causando pericolo per la pubblica incolumità.

I tre fratelli della 39enne, Simona, Teresa e Gregorio, e Omar, il figlio 16enne della vittima, sono parti civili attraverso l’avvocato Antonino Andronico. La richiesta complessiva di risarcimento è stata di un milione e 800mila euro. In particolare, 900mila euro per il figlio di Sabrina e 300mila euro a testa per i tre fratelli.

Parte civile si è costituita anche Susanna Lipani, ex compagna di Pasini e locataria dell’appartamento in via Porto Franco nel quale è morta Sabrina Beccalli. La Lipani, che non ha più potuto disporre della sua abitazione, è assistita dall’avvocato Piergiorgio Bertoli del foro di Udine.

Nella perizia del pool di esperti del medico legale Cristina Cattaneo è stato accertato che Sabrina, poche ore di prima di morire, aveva assunto cocaina, ma non è stato possibile stabilire in che quantità. La donna, è stato accertato dai periti, faceva uso abituale di sostanze stupefacenti e di antidepressivi. Un particolare importante è il fatto che gli esperti hanno accertato la presenza di un trauma meccanico alla mandibola e alla mascella laterale destra di natura contusiva. Gli esperti ipotizzano che la combinazione delle due fratture al cranio, unita alla presenza di microfocolai emorragici cerebrali, potrebbe addebitarsi ad un trauma al capo subito poco prima della morte.

Il team della Cattaneo ha potuto lavorare solo sul 32% dell’intero corpo, bruciato, come accertato dall’esame antropologico sui resti, all’interno della macchina in posizione supina. Il resto era stato gettato nella discarica perchè scambiato per la carcassa di un cane. All’analisi, dunque, mancava gran parte del corpo e anche dello scheletro, cosa che ha impedito di poter ricostruire un quadro preciso sulle cause della morte.

Sara Pizzorni

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