La morte di Pamiro, domani
l'udienza. Il pm: "Da archiviare"
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Si discuterà domani in udienza preliminare la richiesta di archiviazione della procura di Cremona sulla morte di Mauro Pamiro, il 44enne professore e musicista cremasco trovato cadavere il 29 giugno dell’anno scorso nel cantiere edile di via Mazzolari, nel quartiere dei Sabbioni a Crema.
Secondo il pm Davide Rocco, non ci sono elementi per affermare che il decesso sia riconducibile alla mano di terzi, mentre i genitori del professore non ci stanno, e attraverso i loro legali, gli avvocati Antonino Andronico e Gian Luigi Tizzoni, si oppongono alla richiesta di archiviazione. Lo scorso 8 luglio, collegati da Crema con la trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”, hanno ribadito il loro no all’ipotesi espressa dalla procura sul possibile suicidio del figlio.
Gli ultimi minuti di vita del 44enne sono stati ripresi da una telecamera che inquadra Mauro, alle 2 della mattina del 28 giugno, solo, scalzo e senza telefonino, che lascia via Biondini, dove abitava, e si dirige in via Camporelle verso il cantiere situato in via Don Primo Mazzolari. Una via chiusa alle auto e con un varco per i pedoni. Proseguendo per via Camporelle e girando a destra per via San Pantaleone si torna in via Don Primo Mazzolari con di fronte il cantiere.
Nel filmato, passato interamente al setaccio dagli inquirenti, venti minuti dopo si vede una coppia ferma in via Camporelle dove comincia il cantiere. Chi ha indagato, però, ha definito la presenza della coppia non di interesse investigativo. “Qualcuna delle persone che gli passarono accanto può farsi avanti?” è invece l’appello lanciato dai genitori.
Secondo la procura, invece, il 28 giugno il professore si sarebbe lanciato dall’impalcatura del cantiere. L’autopsia ha stabilito che “le lesioni sono compatibili con una precipitazione dall’alto, e comunque compatibili con l’altezza dell’edificio in costruzione alla base del quale era stato rinvenuto il cadavere”. Sul corpo, nessuna lesione compatibile con l’azione di terzi, nè elementi riconducibili alla presenza di soggetti terzi sul luogo dell’evento al momento del fatto.
“Dall’analisi della documentazione medica”, scrive il pm nella richiesta di archiviazione, “emergeva che Pamiro era affetto da distrofia muscolare”, ma, come successivamente accertato dal consulente tecnico, “non aveva palesato alcun risentimento della sfera cardiaca e/o di quella motoria”. Le analisi chimico tossicologiche hanno accertato che “Pamiro aveva assunto cannabis in epoca prossima al decesso e documentavano un consumo regolare della stessa sostanza, per lo meno negli ultimi sei mesi di vita”.
All’inizio dell’inchiesta, Debora Stella, 40 anni, grafica pubblicitaria, moglie di Pamiro, era stata indagata per omicidio come atto dovuto. “In seguito ai rilevanti segni di disturbo manifestati”, scrive il pm, “la donna ricorreva alle cure dei sanitari che l’avevano sottoposta a ricovero nel reparto di Psichiatria fino al 12 luglio”. Diagnosi: “Reazione dissociativa non specificata; intossicazione acuta da cannabinoidi in abuso di cannabinoidi”. Il pm ha ritenuto “ampiamente attendibili” le dichiarazioni rese dalla donna nel secondo interrogatorio, quello successivo alle dimissioni dall’ospedale di Crema.
Sara Pizzorni