Risoluzione anti-Ungheria,
Salini: "Invasiva della libertà"
Dopo che il Parlamento europeo si è espresso a grande maggioranza (459 voti favorevoli, 147 contrari e 58 astensioni) contro la recente legislazione ungherese definita “anti-Lgbt”, l’eurodeputato Massimiliano Salini (Forza Italia – Ppe) spiega le ragioni del suo voto contrario alla risoluzione approvata a Strasburgo.
Se il Ppe, infatti, ha votato a favore della stessa, non così Salini: “La risoluzione proposta da alcune forze politiche, tra cui il Ppe, a mio modo di vedere è legittima, ma si configura come decisamente invasiva rispetto alla libertà assegnata ai singoli Paesi e di conseguenza anche nei confronti dell’Ungheria che con la norma oggetto di attenzione di questa risoluzione non fa altro che dfinire alcuni principi di carattere educativi da rispettare all’interno delle istituzioni educative di quel Paese”.
“Io – sottolinea – l’ho letta quella norma, non so quanti tra coloro che hanno votato a favore della risuoluzione l’abbiano fatto. Io l’ho fatto, attentamente e più volte, e ho cercato di individuare queste minacce alla tutela dei diritti denunciate dalla risoluzione e non vi ho trovato nulla di questo genere”.
Salini poi spiega: “Ho trovato invece alcune considerazioni, alcune discutibili altre assolutamente legittime, che hanno come obiettivo fondamentale quello di assegnare prevalentemente alla famiglia il compito di occuparsi dell’educazione dei ragazzi almeno fino ai 18 anni, ovviamente toccando argomenti molto sensibili come quello della pornografia e dell’identità di genere”.
L’europarlamentare quindi conlcude: “Non sono così convinto, sia dal dibattito in parlamento che dai discorsi nei corridoi, che i tanti voti favorevoli alla risoluzione contraria a quella legge arrivino da persone che hanno letto la norma. Mi auguro che in futuro, a differenza di quanto avvenuto in passato, queste battaglie pseudo-culturali a tutela dei diritti siano supportate da una maggiore conoscenza dei dati reali. Ho la sensazione che si sia deciso per le mode e per il mainstream piuttosto che sulla conoscenza reale”.