A CremArena per parlare di cultura:
ospite l’ex ministro Massimo Bray
L’ex ministro dei Beni e delle attività culturali, Massimo Bray ieri sera a CremArena per parlare con Matteo Facchi di cultura in Italia, libri, patrimonio storico-artistico, percezione dell’immagine italiana all’estero, partendo dal volume pubblicato nel 2019 per Manni: Alla voce Cultura. Diario sospeso della mia esperienza di Ministro, che riprende gli appunti scritti in quel breve ma intenso periodo da ministro quasi per caso (28 aprile 2013-22 febbraio 2014 ndr), come conferma lui stesso, raccontando della notizia della nomina appresa ascoltando la radio nella sua Panda.
Nell’intervista Massimo Bray, che dice di non essere diventato ministro in quanto amico di D’Alema, ha raccontato del perché la cultura deve essere centrale per la vita politica e sociale, in un mondo in continua trasformazione, riflettendo attraverso le esperienze vissute da membro del Governo: le missioni in Iran, Giordania e Palestina, nel quadro di una diplomazia culturale volta a rinsaldare i rapporti tra i popoli, i viaggi in Italia (da Pompei, alla Reggia di Caserta ed a quella di Carditello, i Bronzi di Riace). E poi, di una politica che non ha più visione, di scuola, fake news, piattaforme digitali e contenuti, Amazon e logistica, della lettura, che non è più avvertita come necessaria, delle trasformazioni che viaggiano a grande velocità, della necessità di tutelare la lingua italiana: “Dall’osservatorio Treccani, si registra l’uso di tanti forestierismi e anglicismi inutili”, ha evidenziato.
Nella pur breve esperienza governativa, Bray che dopo la laurea a Firenze ha approfondito gli studi in Francia entrando poi in Treccani nel 1991 dove ha incontrato il Nobel Rita Levi Montalcini, dice di sé di essere testardo e dispettoso. Anche per questo ha legato il suo nome alla vera e propria rinascita di Carditello, splendida residenza borbonica situata in mezzo alla Terra dei Fuochi, che dopo molte aste andate a vuoto, venne acquisita dal Ministero dei Beni e delle attività culturali, attraverso una società controllata dal Ministero dell’Economia.
“Non eravamo così sereni” ricorda così la sua esperienza al Governo, alludendo alla famosa espressione rivolta a Letta dall’ex segretario Pd, Renzi. Tuttavia, di quella breve esperienza Bray ricorda con soddisfazione l’iter per l’approvazione della legge sulla cultura, approvata con il voto contrario della Lega e l’astensione grillina,per il rilancio, la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano, con particolare riferimento a Pompei e al rilancio delle Fondazioni lirico-sinfoniche, perché se si crede e si mette tanta dedizione, i risultati si raggiungono. In chiusura l’ex ministro, ora direttore dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e da qualche mese anche assessore alla cultura della regione Puglia ha parlato anche dei suoi rapporti con il Pd e di quella politica troppo spesso legata ai vincoli dell’appartenenza e della ricerca del consenso, che nel lungo periodo può portare a sfiducia tra i cittadini: ed il livello di astensionismo crescente ne è un chiaro segnale.
Ogni volta che si trova a visitare un posto nuovo, la prima cosa che fa è quella di andare a leggere cosa scrive Treccani su quel posto e l’ha fatto anche per Crema, riprendendo un vecchia voce del 1931: “Mi ha incuriosito la descrizione del Duomo, della Chiesa di Santa Maria della Croce che richiama al Bramante, i 300 anni di legame con Venezia e i contrasti con Cremona”, ha detto l’ex ministro suscitando la reazione divertita dei presenti.
Ilario Grazioso