Cronaca

I primi 10 anni
dell’Oncologia a Crema

Per i primi 10 anni dell’Unità Operativa di Oncologia dell’ospedale di Crema questa mattina in sala Polenghi si è svolta una cerimonia che ha visto la partecipazione di medici, rappresentanti istituzionali e del vescovo Daniele Gianotti. Ad introdurre l’incontro, il direttore generale Germano Pellegata, che ringraziando i presenti ha parlato dell’impatto del covid sulle normali attività, elencando alcuni dati: nel 2020 ridotti del 18% gli interventi chirurgici e del 13% le terapie erogate, ma gradualmente l’attività di screening sta riprendendosi. Tuttavia, se si fa riferimento agli anni 2019 e 2020, quanto alle attività di screening per la prevenzione del tumore della mammella, del colonretto e del collo dell’utero, i numeri sono impietosi, e la differenza tra ecografie, mammografie, colon ed altri esami tra un anno e l’altro ha il segno meno davanti. Tra gli effetti indiretti che ancora si sta vivendo, c’è ora la ridotta adesione dei cittadini alle campagne di screening, magari per il timore di contrarre il virus in ambiente ospedaliero, ma l’oncologia di Crema che ha continuato a lavorare anche in epoca emergenza covid, è ambiente sicuro, con tutto il personale vaccinato e periodicamente sottoposto a tamponi,

Valore per la comunità. L’assessore Cinzia Fontana ha portato i saluti del sindaco Bonaldi impegnata fuori regione, ha posto l’accento sulla gratitudine verso l’operato del Maggiore e dell’Unità di Oncologia: “Avete generato valore per la comunità, testimonianza di buona sanità, umanità e generosità”. Nell’introduzione del suo intervento il Vescovo Daniele Gianotti, complimentandosi con la struttura del Maggiore, evidenzia come l’augurio è sempre quello di non averne bisogno, ma la malattia sappiamo essere parte della vita. E per Mons. Gianotti, “questo reparto ha il dono prezioso di coniugare la competenza, all’attenzione umana verso il paziente”.

Gli albori. È toccato al dottore Maurizio Grassi, direttore dell’UO di Oncologia, fare da relatore, dopo i ringraziamenti a tutti coloro che hanno lavorato o lavorano in reparto, dai medici, al personale infermieristico, tecnico, amministrativo, ai volontari a don Alberto. In realtà, l’Oncologia a Crema c’è da più di 10 anni, perché il primario ricorda gli albori e opera di figure storiche della medicina cittadina, Giulio Canger, Giancarlo Tansini, Claudio Ceravolo, Enrico Bobbio Pallavicini. Nella presentazione che segue, spazio alla storia, alle azioni, ai bisogni.

Percorso completo. “Quando si viene da noi, vuol dire che hanno fallito prevenzione e altre cure e il nostro sforzo è quello di rendere al paziente il percorso più leggero” ha detto il primario, che sottolinea l’aspetto legato alla squadra: “Abbiamo fatto tutto insieme”. Grassi ricorda come il percorso dell’Unità Operativa di Oncologia e di tutto il Maggiore di Crema è completo: screening, diagnosi precoce, terapia endoscopica, medica, chirurgica, chemio, radio, riabilitazione, supporto psicologico, tutela dei diritti del malato. Cita anche la radioterapia, anche se a Crema non c’è, ma esiste un accordo con Cremona e soprattutto la lodevole azione dei volontari che, come ha poi ricordato Giuseppe Carioni, ogni giorno, dal 1° gennaio al 31 dicembre, anche nei periodi di lockdown ha assicurato il trasporto verso l’ospedale di Cremona per 8 pazienti. Quanto ai numeri precovid: circa 450/500 in media i ricoveri ogni anno, 8/10 leucemie acute, 7/8 trapianti di cellule staminali e riduzione delle chemioterapie in reparto in favore di terapie ambulatoriali.

Maggiore attenzione. Lo hanno ricordato in tanti, essenziale per le attività dell’oncologia cremasca il supporto delle associazioni dei pazienti che hanno collaborato in questi anni: Ail, Aipamm, Belli Come il Sole, Donna Sempre, Ex Dipendenti, Gomitolo Rosa, Lega Tumori, Mitica, Patronato Inca, Rubino, Società Pescatori Dilettanti Angelo Bruni 1937. Il dottore Grassi lo ha ricordato, ma ha anche parlato delle necessità del reparto, spaziando su ciò che ha interessato la sanità in generale. “Gli ultimi 10 anni sono stati pesanti per la sanità pubblica. Chiusi più di 170 ospedali, ridotto di 46 mila unità il personale. È stato dato spazio al privato, ma noi abbiamo scelto il pubblico”. Per il dottore Grassi però, c’è bisogno di aiuto: “Manutenzione dei locali, zanzariere, adeguamento dell’impianto di climatizzazione, cartella clinica informatizzata, per non movimentare quintali di carta”. Solo alcune semplici indicazioni, che meritano l’attenzione delle Istituzioni e che vanno nella direzione di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei pazienti oncologici e del personale sanitario. La cerimonia si chiude con gli interventi di alcuni rappresentanti delle associazioni, e la buona notizia di un progetto su cui si sta lavorando per poter attivare, quando possibile, l’oncologia domiciliare.

Ilario Grazioso

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...