Cronaca

Molestie sul treno e sull'argine
Imputato condannato a 2 anni

E’ stato condannato a due anni, Bogdan Sturzu Vasile, un romeno 30enne finito a processo con l’accusa di tentata violenza sessuale. Per i giudici, è lui l’autore di due episodi distinti accaduti a una veterinaria di 38 anni e ad una studentessa di 23, la prima residente a Crema, la seconda a Castelleone. Entrambe avevano subito molestie sessuali da parte dell’imputato, al quale è stata riconosciuta l’attenuante speciale per i casi di minore gravità.

A processo, solo la studentessa si è costituita parte civile. Per lei, il collegio ha disposto come risarcimento una provvisionale di 1.500 euro. L’imputato otterrà il beneficio della sospensione condizionale della pena quando provvederà al pagamento. Per il 30enne, il pm aveva chiesto la condanna a tre anni, mentre la parte civile, rappresentata dall’avvocato Gianluca Pasquali, aveva chiesto una provvisionale di 20.000 euro. La motivazione della sentenza sarà depositata entro 90 giorni.

Il secondo caso, quello della veterinaria, era accaduto il primo agosto del 2019 e da lì i carabinieri erano risaliti all’episodio precedente, successo il 22 luglio dello stesso anno ai danni della studentessa. Nel tardo pomeriggio del primo agosto, la 38enne, insieme al suo cane, era andata a fare una passeggiata sulle sponde del fiume Serio a Crema, accanto alla ciclabile.

“Non era la prima volta che mi capitava di incrociare quei due ragazzi in bicicletta”, aveva raccontato la donna in aula. “Mi lanciavano battute volgari a sfondo sessuale, mi passavano di fianco e mi superavano. Quel giorno di agosto, invece, uno dei due mi ha girato attorno e con la mano cercava di tirarmi su il vestito. L’altro, quello più giovane e gracile, si era mantenuto a distanza. Poi è arrivata gente e se ne sono andati”. “Ero spaventata, nel panico”, aveva raccontato la 38enne, “tanto che non sono più andata in quel posto se non quest’estate”. La donna aveva sporto denuncia presso i carabinieri.

“La descrizione dei due ragazzi”, aveva spiegato in udienza il luogotenente Giovanni Ventaglio, comandante del Radiomobile di Crema, “era compatibile con quella resa dalla studentessa universitaria il 22 luglio a Castelleone. Quel giorno la ragazza aveva preso il treno a Crema per tornare a Castelleone.

“Alla stazione d Crema”, aveva spiegato la 23enne, “sono saliti due ragazzi con le loro biciclette. Uno era più giovane, l’altro più grande. Si sono seduti nella parte adiacente la mia. C’ero solo io con loro, e ad un certo punto quello più grande ha iniziato a toccarsi nelle parti intime. Mi ha guardato e io ho tolto lo sguardo. Parlava con l’altro in una lingua dell’Est Europeo. In quel momento mi sono alzata e quello più grande mi ha preso il braccio, tirandomi verso di lui. Mi ha detto parole scurrili e volgari e mi ha toccato il fondoschiena. Poi si è aperta la porta del treno e io sono scesa a Castelleone”.

La descrizione fornita dalle due vittime era la stessa: due ragazzi in bicicletta, uno più vecchio, l’altro più giovane, entrambi dell’Est Europeo, vestiti in maniera sportiva ed entrambi con uno zaino sulle spalle. Per trovarli, i militari di Crema e i colleghi di Castelleone avevano effettuato accertamenti sui video all’esterno delle stazioni ferroviarie e attivato servizi in borghese lungo la ciclabile che costeggia il fiume Serio.

La sera del primo agosto i due erano stati individuati alla stazione di  Crema. Entrambi erano residenti a Soresina ed erano senza documenti. Uno era minorenne, l’altro era Vasile. Le loro foto erano state mostrate alle due donne che li avevano riconosciuti.

In aula, l’imputato, difeso dall’avvocato Chiara Fredi, aveva negato la violenza sessuale. Circa l’episodio della veterinaria, l’uomo aveva solo riconosciuto di aver fatto apprezzamenti, mentre per l’episodio del treno, l’imputato aveva sostenuto di aver per sbaglio toccato la studentessa mentre stava spostando la bicicletta per farla scendere dal treno: “Per sbaglio l’ho toccata con un braccio e lei si è arrabbiata perchè evidentemente ha pensato che l’avessi fatto apposta, cosa non vera”. Per il pm, “non credibile”, al contrario delle vittime, che hanno reso dichiarazioni ritenute “coerenti”.

Il difensore, invece, ha puntato sul riconoscimento da parte delle due ragazze. Per l’avvocato Fredi, il riconoscimento avvenuto in aula il 12 gennaio scorso sarebbe stato “incerto”.

Oggi, prima che fosse emessa la sentenza, è stato sentito il minore che in entrambi gli episodi era stato visto con l’imputato. “Lo conosco, è mio cognato”, si è limitato ad affermare il giovane, che, essendo minorenne, ha seguito un altro iter giudiziario. Il ragazzo è stato accompagnato in aula dai carabinieri ed era assistito dall’avvocato Paolo Brambilla.

Sara Pizzorni

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