Cronaca

Fermi: 'Treno del Recovery in arrivo, Cremona ha diritto di avere primo biglietto'

Il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi in visita a CremonaOggi e Cremona1

Foto Sessa

Il presidente del Consiglio Regionale Alessandro Fermi ha visitato nella giornata di oggi la redazione di CremonaOggi e della tv Cremona1, oltre agli studi televisivi dell’emittente. 46 anni, avvocato, di Como, Fermi ha percorso il suo cammino politico prima come assessore alle Politiche del Lavoro nella sua Provincia, quindi come sindaco del comune di Albavilla, poi in consiglio regionale dove è entrato nel 2013 assumendo la presidenza della Commissione Agricoltura. Rieletto nella successiva tornata, è presidente del Consiglio regionale dall’aprile 2018.

Nell’intervista rilasciata al direttore Guido Lombardi, Fermi ha spaziato dal tema contingente della pandemia alle prospettive di rinascita economica su cui lavorare.

Da lunedì la Regione sarà zona rossa. Ci attendono ancora settimane critiche. La situazione, secondo i dati che avete, è così grave?

La zona rossa ci accompagnerà da lunedì per almeno due settimane, i principali indicatori non lasciano campi di discussione. Siamo tornati indietro di un anno, ma la vera differenza da un punto di vista psicologico è che adesso, grazie a uno straordinario lavoro della ricerca e della scienza, abbiamo il vaccino, che ci porterà fuori da questa pandemia. Spero che questo sia l’ultimo grande sforzo di un anno complicatissimo dal punto di vista sociale ed economico, oltre che naturalmente sanitario. Ma rispetto a un anno fa possiamo guardare con speranza al futuro. Già vediamo i primi risultati delle vaccinazioni nelle case di riposo e negli ospedali, dove ci sono stati picchi di crescita che poi si sono quasi azzerati con l’avvio delle vaccinazioni.

Nelle ultime settimane ci sono state polemiche sulla campagna vaccinale, messaggi sbagliati e criteri poco chiari nella campagna di comunicazione. Stiamo andando verso un cambio di marcia?

La fase iniziale di una campagna vaccinale è sempre la più complicata. Ci sono stati problemi che sono in via di risoluzione o sono già stati risolti, la vera campagna vaccinale di massa partirà da metà aprile e confido che possa essere la più efficace possibile, in termini di chiamata delle persone, geolocalizzazione e somministrazione in tempi rapidi. Questa prima fase è stata un po’ un test, spiace che abbia riguardato una fascia fragile di popolazione come gli anziani. La prossima settimana inizieranno le vaccinazioni per le persone fragili con pluripatologie. I cambiamenti sono già iniziati, con l’affidamento del portale per le adesioni a Poste Italiane: l’obiettivo è di avere 6 milioni di lombardi vaccinati entro l’estate.

Qual è la sua previsione in merito alla tempistica per avere una copertura vaccinale veramente efficace?

Queste previsioni hanno alla base un dato incerto, che è quello della disponibilità dei vaccini. Ieri l’Ema ha dato il via libera a Johnson & Johnson, vaccino con la particolarità di avere bisogno di una sola somministrazione e quindi l’approvvigionamento non sarà probabilmente più un problema. Se così sarà, credo che entro l’estate riusciremo ad avere una copertura che possa dare un colpo mortale al virus. Che sia del 60, del 70 o dell’80% è difficile dirlo, dipenderà anche da quanti cittadini aderiranno. Ma credo che già una vaccinazione che supera il 60% della popolazione possa essere efficace per frenare gli effetti del contagio.

Quali sono state le linee di azione più significative del consiglio regionale, di contrasto alla pandemia?

In primo luogo abbiamo voluto dare un segnale importante continuando a riunirci anche durante la prima ondata: l’istituzione non si è fermata. Ma soprattutto abbiamo dato attivazione alla legge regionale 9 che ha stanziato 4 miliardi di euro per finanziare una serie di opere che saranno il primo volano della ripresa economica.

In questo periodo siamo ancora in una sorta di ‘bolla’ nella quale coesistono provvedimenti che non possono essere infiniti: blocco dei licenziamenti, cassa integrazione, sfratti sospesi, sospensione dei mutui. Bisogna  assumere provvedimenti che possano dare uno slancio alla ripartenza.

Il finanziamento alle opere pubbliche è quello che la Pubblica amministrazione può fare, è il primo tassello per il rilancio. Ai 4 miliardi verranno poi affiancati i  quasi 200 miliardi del Recovery Plan. Ma se gli interventi pubblici nei prossimi anni daranno una grossa mano alla ripresa, c’è un’altra questione fondamentale che è la tempistica. E’ fondamentale la velocità con cui le risorse finiscono nelle tasche dei cittadini e delle aziende. Perchè la macchina economica nel nostro Paese è basata sui consumi, sono quelli che devono ripartire.

In che direzione sta andando la riforma della Legge Sanitaria?

C’è necessità di rivedere la legge 23, ma ritengo che prendere  un anno pandemico come riferimento per valutare la bontà di una legge sia un approccio culturalmente sbagliato. Indubbiamente la pandemia ha certificato alcuni limiti della medicina territoriale. Il reparto ospedaliero ha tenuto grazie allo sforzo straordinario degli operatori sanitari, ma l’ambito territoriale e la presa in carico del singolo cittadino sono andati in crisi. Le ragioni sono tante e vanno messe tutte in fila.

Prima di tutto  abbiamo la necessità di evitare che il cittadino si senta solo. Occorre che quando un cittadino non sta bene sappia esattamente chi deve chiamare; serve una medicina di prossimità, in cui i distretti sanitari dovranno avere un ruolo centrale, con un limite massimo di 100mila abitanti e le Ats tornino ad essere provinciali.

Sarà importante che i medici di medicina generale tornino ad essere soggetti di riferimento delle comunità, anche attraverso forme quali associazioni o cooperative. Credo che queste necessità siano sotto gli occhi di tutti e condivise da tutti. Di certo la riforma non potrà essere imposta: quando i problemi sono certificati e comuni non si può che trovare soluzioni che siano il più possibile condivise.

Questo territorio soffre da sempre di un gap infrastrutturale. La Regione ritiene di investire in questo ambito?

Ho notato che in questa provincia c’è un forte spirito di appartenenza alla comunità e una grande voglia di lavorare insieme.  Ma ho avuto anche l’impressione che Cremona si sia sentita poco considerata dalla politica e che vanti una sorta di credito nei confronti della politica stessa e delle istituzioni, soprattutto sul tema viabilistico e delle infrastrutture, ma anche dal punto di vista digitale. Per quanto riguarda le scuole, invece, Cremona è una delle province con la percentuale più alta di edifici certificati.

Ora questo credito deve essere messo  a incasso. E questo è il momento giusto per farlo; i soldi del Recovery sono straordinariamente ampi e importanti e Cremona giocherà una partita fondamentale: è un treno che passa e questo territorio ha il diritto di staccare il primo biglietto per dare risposte ad una reale necessità di miglioramento in alcuni ambiti.

Giuliana Biagi

fotoservizio Sessa

 

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