Differenziare le restrizioni per provincia, una richiesta fondata e ragionevole
Nei giorni scorsi, i sindaci di Cremona, Crema e Casalmaggiore, insieme al presidente dell’amministrazione provinciale, hanno scritto al ministro della Salute, Roberto Speranza, ed alle massime autorità sanitarie nazionali, per chiedere deroghe alle restrizioni, su base provinciale, in base ai dati epidemiologici dei singoli territori.
La richiesta è fondata su alcune osservazioni oggettive. La prima è stata fatta dallo stesso sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, che ha evidenziato come, in una regione con dieci milioni di abitanti, ci siano evidentemente situazioni differenti in diverse province. Mantenere un unico criterio valido per un territorio così vasto è forse più semplice da un punto di vista normativo, ma è certamente dannoso se pesanti restrizioni vengono applicate anche in territori caratterizzati da una circolazione del virus limitata.
Il secondo motivo è di natura squisitamente giuridica. Il decreto del Presidente del consiglio dei ministri in vigore, infatti, prevede, nei commi di due articoli, l’introduzione di una “esenzione” dalle misure più stringenti per specifiche parti del territorio regionale, d’intesa con il presidente della Regione. La deroga territoriale è quindi una possibilità ammessa dalla stessa legge che introduce le misure anti contagio.
La terza ragione emerge dai numeri: nelle ultime settimane, infatti, non c’è confronto tra territori come quello di Cremona ed altri, purtroppo maggiormente in difficoltà, come Como, Varese e Milano, se si considerano i nuovi positivi, la pressione sugli ospedali, ma soprattutto il rapporto tra casi di nuove infezioni e numero di tamponi effettuati (un dato che dovrebbe essere fornito puntualmente ogni giorno o almeno ogni settimana).
Infine, le restrizioni, per quanto necessarie e condivisibili, stanno privando una parte consistente della popolazione del necessario per vivere da un punto di vista economico ma non solo. Intere categorie, come raccontiamo ogni giorno su questo quotidiano online ed attraverso i servizi realizzati nel telegiornale di Cremona 1, si trovano in una situazione di gravissima difficoltà: il tempo passa e diventa sempre più elevato il numero di aziende che decidono di interrompere l’attività. I danni che conteremo nei prossimi mesi e anni saranno quindi pesantissimi, anche da un punto di vista occupazionale.
Ed andando oltre la questione economica, le misure in vigore ci stanno privando di una parte consistente della nostra vita e di occasioni di crescita umana, intellettuale, sociale: penso alla chiusura di musei, cinema, teatri, a tutti gli eventi rinviati. Ma penso in modo particolare alla scuola e alle occasioni di socialità, confronto e conoscenza per i più giovani.
Se ripenso ai miei anni di frequenza del liceo classico, non posso che ritenere fondamentale la presenza fisica in aula e la partecipazione a tutti i momenti, al di fuori ed oltre le lezioni, diventate occasioni per una crescita personale. Continuare a privare i più giovani di tutto questo, pur mettendo sempre al primo posto il valore della vita e della salute, è un’ingiustizia a cui è urgente porre rimedio, specialmente se la stessa legge lo consente.
Guido Lombardi