Cinque mesi dalla morte di Sabrina: ancora una proroga di 30 giorni per la perizia
Sono passati cinque mesi dalla morte di Sabrina Beccalli, la 39enne cremasca bruciata a Ferragosto nella sua Fiat Panda nelle campagne di Vergonzana dall’amico Alessandro Pasini, in carcere a Pavia accusato dell’omicidio della donna e della distruzione del suo cadavere.
Intanto il medico legale Cristina Cattaneo, insieme alla collega Debora Mazzarelli, del laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano, ha chiesto ed ottenuto ancora una proroga di un mese per depositare la perizia sulle ossa trovate nell’auto carbonizzata.
Gli esami peritali, eseguiti con tecniche estremamente all’avanguardia, chiariranno definitivamente, anche se ormai non ci sarebbero dubbi, se si tratti dei resti di Sabrina (il confronto tra la mandibola con una panoramica dei denti di Sabrina ne aveva già confermato l’identità), e potrebbero anche rivelare particolari essenziali sulle modalità della morte.
Importanti saranno anche i risultati della perizia tossicologica dell’esperto Domenico Di Candia relativamente alla presunta assunzione di sostanze stupefacenti da parte di Sabrina, morta, a detta di Pasini, non per mano sua, ma per colpa di un’overdose.
La coppia si era incontrata nella casa della ex di lui per consumare droga. Nell’interrogatorio con il giudice, il 45enne aveva solo ammesso di aver bruciato il corpo della donna e di aver tagliato il tubo del gas per far saltare l’abitazione. Non avendo avuto successo, aveva deciso, dopo essere andato in trattoria con alcuni amici, di caricare in auto il cadavere di Sabrina e di farlo sparire appiccando il fuoco.
Ben diversa la posizione della procura, che sostiene invece che la vittima sia stata uccisa dall’indagato dopo un’avance sessuale rifiutata.
Sara Pizzorni