Svelata la lapide in ricordo dei cittadini vittime del Covid
La città rende omaggio e ricorda i suoi concittadini che hanno perso la vita a causa del Covid, attraverso una lapide commemorativa posta stasera presso il famedio del palazzo comunale.
“La città di Crema e tutte le sue figlie e i suoi figli offrono questo segno di amore perenne ai loro concittadini e concittadine mancati nei terribili mesi della pandemia di Covid 19, sentimento che si estende alle loro famiglie e ai loro affetti, che con un grande esempio di dignità e di compostezza sono stati ispiratori di coraggio e di speranza per ognuno di noi”, queste le parole scolpite nel marmo, a perenne ricodo di ciò che è stato e che ancora si sta vivendo. Prima dello svelamento della lapide, in una piazza Duomo silenziosa e con la presenza commossa dei famigliari dei deceduti, la delegazione di consiglieri comunali di maggioranza e minoranza ha scandito i 318 nomi di cremaschi che hanno perso la vita nel periodo compreso tra il 20 febbraio e il 31 maggio.
Fare memoria. “Nelle settimane dolorose del Covid avevamo preso un impegno, quello di ricordare insieme tutti i nostri concittadini e le nostre concittadine mancati in quei terribili momenti” ha detto la sindaca Stefania Bonaldi nel suo intervento, evidenziando l’importanza di Fare memoria. “Mai come in questi frangenti ci accorgiamo di quanto le parole siano inadeguate, manchevoli, non ci restituiscono chi abbiamo perso e non leniscono il dolore, ma il nostro ritrovarci, in questo abbraccio collettivo, intende esprimere la vicinanza, l’affetto, la compartecipazione di un’intera comunità” ha proseguito la sindaca. “Questa lapide vuol essere un atto di amore e vicinanza ai vostri cari, quale che sia il motivo per cui sono mancati – ha aggiunto la sindaca – e vuole essere gesto d’amore e di memoria per il nostro presente e per il nostro futuro, ma anche un perenne monito della precarietà e della fragilità della nostra condizione umana, perché uno dei lasciti di questo maledetto virus è che il nostro primato, che presuntuosamente avevamo dato per certo, deve fare i conti con altre creature, anche infinitamente piccole come un minuscolo virus, che, esattamente come noi, vogliono vivere e possono distruggerci”.
Essere solidali. Nel saluto del vescovo Daniele Gianotti il richiamo all’essere solidali gli uni con gli altri, riscoperto tragicamente proprio nei mesi centrali dell’emergenza sanitaria, quando il venir meno dei segni del lutto e l’impossibilità di accompagnare degnamente i propri cari nell’ultimo viaggio ha reso tutti impotenti. La lapide che vuole ricordare complessivamente tutti i cremaschi coinvolti in questa tragedia collettiva, rappresenta secondo il vescovo Gianotti, “il tentativo di superare i limiti e le fragilità della nostra memoria perché – ha concluso, citando un passo evangelico – i loro nomi sono scritti nel cielo e sono segni di una vita che non è cancellata”.
Ilario Grazioso