Il giallo di Crema, incontro tra il procuratore e il legale della famiglia: 'Cerchiamo la verità'
Un incontro in procura è avvenuto questa mattina tra il procuratore della Repubblica Roberto Pellicano e l’avvocato Antonino Andronico per fare il punto della situazione sul caso della scomparsa di Sabrina Beccalli, la 39enne cremasca scomparsa a Ferragosto il cui corpo è stato cercato invano per quindici giorni nei dintorni di Crema. Il procuratore, in attesa del conferimento incarico al pool di esperti che dovrà dire se le ossa e i tessuti trovati nell’auto bruciata di Sabrina appartengano alla vittima oppure a un cane, come sostenuto dai veterinari Giuseppe Casirani, dell’Ats Valpadana, e Luigi Taccani, professionista privato, ha aggiornato il legale della famiglia Beccalli sullo stato delle indagini, che proseguono. Si lavora anche sui telefonini: quello di lei, trovato durante le ricerche e che gli investigatori stanno decriptando, e quello dell’indagato, che si sta analizzando. “Anche secondo il procuratore”, ha detto l’avvocato Andronico, “la versione di Pasini secondo cui Sabrina sarebbe morta di overdose, non è credibile. Per il resto, aspettiamo di sapere se quei resti siano o meno quelli di Sabrina”.
Domani a mezzogiorno sarà ufficialmente conferito l’incarico al medico legale Cristina Cattaneo e alla sua equipe, composta da Debora Mazzarelli, del laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano, e dal tossicologo Domenico Di Candia. I periti nominati dalla procura dovranno basarsi su quanto rimasto, visto che parte dello scheletro e le ceneri sono infatti stati distrutti dall’Ats per problemi di igiene e di salute pubblica, essendo stati considerati la carcassa di un cane. Fondamentale sarà comunque l’esame del Dna sulle ossa repertate dal Ris. Se la difesa di Pasini, rappresentata dall’avvocato Paolo Sperolini, nominerà il suo consulente Angelo Grecchi, che tra i resti aveva individuato una clavicola umana, l’avvocato Andronico ha già fatto sapere che non si avvarrà di alcun consulente di parte. “I nomi degli esperti incaricati dalla procura sono già talmente alti”, ha detto l’avvocato Andronico, “che non c’è bisogno per noi di nominare altri consulenti. Ciò che cerchiamo è la verità su quanto accaduto”. Il legale della famiglia aveva già mostrato informalmente la foto della mandibola trovata tra una trentina di frammenti ossei ad un odontoiatra forense, secondo il quale è di un cane. Diverso il parere di un altro odontoiatra interpellato dalla difesa di Pasini che afferma invece si tratti di un reperto umano.
Nell’interrogatorio reso davanti al gip, Alessandro Pasini, il 45enne cremasco in carcere a Monza con le accuse di omicidio volontario, distruzione di cadavere e crollo di costruzioni, aveva ammesso di aver tagliato il tubo del gas della caldaia dell’abitazione della sua ex dove Sabrina sarebbe morta con l’intenzione di far saltare per aria la casa e di cancellare le tracce. Non riuscendoci, avrebbe quindi deciso di spostare il corpo in auto per darlo alle fiamme. Secondo Pasini, all’interno della Panda non ci sarebbe mai stato un cane ma il cadavere di Sabrina. Secondo gli investigatori, però, la 39enne, diversamente da quanto affermato dall’indagato, non sarebbe morta per overdose, ma sarebbe stata uccisa dallo stesso Pasini, forse dopo un’avance rifiutata. Dando alle fiamme macchina e corpo, probabilmente il 45enne pensava di farla franca, almeno per quanto riguarda l’accusa di omicidio, impedendo agli investigatori di effettuare l’autopsia e scoprire le cause della morte della donna.
Sara Pizzorni